Fa molta impressione apprendere che la Regione Lombardia abbia tagliato i fondi ai Centri di aiuto alla vita, luoghi in cui persone piene di dedizione e spesso animate dal solo spirito di volontariato si impegnano per evitare che le donne siano costrette a abortire per ragioni economiche. Fa impressione perché aiutare a nascere bambini che rischiano di non nascere per la solitudine e la povertà delle loro mamme e dei loro papà, dovrebbe essere un impegno prioritario per un Paese civile. Fa impressione perché la stessa legge 194 parla dell'importanza di «contribuire a far superare le cause che possono portare all'interruzione della gravidanza».
Fa ancora più impressione se si pensa alla gran quantità di politici cattolici che siedono sui banchi del Pirellone e che appena qualche giorno fa hanno approvato, spaccandosi tra Lega e centrodestra favorevoli e la sinistra contraria, una mozione di censura contro l'abolizione della parola madre e padre dai moduli per gli asili, voluta e introdotta dall'amministrazione Pisapia. Dichiarazione di intenti in cui si cita Papa Francesco e si condanna la confusione psicologica in cui iniziative del genere gettano i bambini. Ma allora perché non sostenere madri e padri reali, concreti, in carne e ossa, che arrivano in quantità nei Centri di aiuto alla vita per avere la possibilità di mettere al mondo i propri bambini?
Non varrebbe quasi la pena di ricordare che la difesa della vita sin dal grembo materno, quando è fragile e minacciata, come ha ricordato il Papa ancora una volta il 2 febbraio nella Giornata per la vita, è una priorità per qualsiasi cristiano. E un desiderio condiviso anche da tante persone non credenti, come dimostra proprio l'esperienza dei Centri di aiuto alla vita e la collaborazione di medici e volontari che non hanno fede ma per i loro valori umani contribuiscono a far superare le cause che possono portare all'interruzione della gravidanza. A maggior ragione ci si aspetta che i Cav siano sostenuti e finanziati dai politici che si presentano agli elettori come cattolici. Eppure la contraddizione tra le parole e i fatti, le battaglie elettorali e gli atti di governo sono stridenti. Incoerenze trasversali.
Se la difesa della vita è così trascurata a ogni latitudine politica, altrettanto colpisce il disinteresse dei cattolici di sinistra per la cancellazione del nome «padre» e «madre» dai moduli degli asili voluta da Palazzo Marino. Un'altra decisione presa per diffondere l'ideologia gender, che nega un'idea basilare dell'esperienza umana quale è la differenza sessuale tra l'uomo e la donna. Non si nasce maschio o femmina, dice l'ideologia gender, ma si sceglie di che sesso essere. È sulla base di principi astratti del genere, frutto della pressione di lobby minoritarie ma agguerrite, che si arriva a negare che esistano una madre e un padre e che addirittura sia discriminatorio negare le basilari differenze sessuali e offensivo parlare di mamma e papà.
L'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, ha appena ricordato «lo smarrimento circa i fondamentali del vivere, che cosa sia l'amore, che cosa sia la differenza sessuale, che cosa vuol dire procreare e educare». Fin qui ciò che tocca alla Chiesa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.