Da ieri davanti al Duomo c'è un'installazione alta otto metri a forma di poltrona-donna nuda. Si chiama Maestà Sofferente e si ispira alla poltrona «UP5&6», creata nel 1969 dall'artista Gaetano Pesce. Le forme femminili sono trafitte da frecce e l'opera richiama l'attenzione sulla violenza sulle donne. Già 50 anni fa è stato il primo prodotto del design italiano con un significato politico. Oggi l'inaugurazione con il maestro Pesce, i rappresentanti del Comune e Vittorio Sgarbi. Il sindaco Sala approva l'iniziativa presa per la Design Week, De Corato invece no: «È di dubbio gusto».
In piazza Duomo è comparsa una installazione giunonica alta otto metri, che richiama l'attenzione sulla violenza di genere e ricorda da vicino il corpo nudo di una donna. Ed è scontro. «A me non dispiace affatto», dice il sindaco Beppe Sala. «Si poteva fare di meglio», risponde la Regione con l'assessore alla Sicurezza Riccardo De Corato. Mentre la Curia, custode di ciò che la cattedrale e la piazza rappresentano per i cattolici, preferisce restare fuori dalle polemiche.
La Maestà Sofferente è da ieri accanto al monumento equestre, in occasione della Design Week. Di grande impatto, ha suscitato la curiosità e lo stupore di tutti i passanti. L'opera si ispira alla storica poltrona «UP5&6» dell'artista Gaetano Pesce. Oggi alle 17 si terrà l'inaugurazione ufficiale. Ci saranno il maestro Pesce, i rappresentanti del Comune (che ha dato il patrocinio), Vittorio Sgarbi, Giampiero Mughini e Silvana Annicchiarico. Già alla sua nascita, cinquant'anni fa, la ormai mitica UP5&6 aveva uno spiccato valore sociale. È stata il primo prodotto del design italiano con significato politico. La sua forma richiamava una donna, legata con una catena a un poggia piedi sferico. Un simbolo di prigionia che alludeva alla condizione femminile, fatta di pregiudizi, paure e violenze subite da parte degli uomini. In alcuni Paesi una condizione priva dei diritti garantiti ai maschi. Nella versione gigantesca piazzata in Duomo il messaggio è portato all'estremo. E la poltrona-donna è trafitta da un centinaio di frecce.
«È molto contemporanea nonostante sia di 50 anni fa - commenta Sala -. È giusto che se ne parli perché ci stupiamo ancora quando succede un femminicidio e se attraverso questa testimonianza se ne riparla, allora deve andar bene. È giusto rendere onore a Gaetano Pesce. A me non dispiace affatto, mi sembra un messaggio contemporaneo». Cosa ne pensa la Curia? «Non ne ho la più pallida idea».
De Corato non è per nulla d'accordo: «L'installazione - sottolinea l'ex vicesindaco - ispira ben più di un dubbio. E non è la sola comparsa in piazza Duomo per la Design Week. A lato della cattedrale, infatti, è spuntata una foresta di ulivi. Le scelte estetiche di questa Amministrazione danno adito a parecchi dubbi. Prima le palme, poi i banani, ora gli ulivi, quanto meno più in tema con la Pasqua.
Però di recente abbiamo persino visto i caselli di porta Venezia fasciati con sacchi di juta, il che ci porta a chiedere dove sia la Sovrintendenza ai beni monumentali. Nella settimana del Salone del mobile, che attirerà turisti da tutto il mondo, noi siamo convinti che la Milano capitale del design e dello stile avrebbe potuto offrire qualcosa di meglio e di diverso».
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