Milan e Inter in mano cinese? «Ponti d'oro ai cinesi se hanno voglia di investire 100-150 milioni di euro per ristrutturare e rivitalizzare lo stadio di San Siro». Le trattative dei club milanesi con gli investitori stranieri - l'Inter dovrebbe arrivare al cento per cento della cessione, per il Milan le manovre sono in corso - non preoccupano il candidato sindaco del centrodestra Stefano Parisi. Non tanto perchè è romanista e da tifoso potrebbe osservare la faccenda con un certo distacco, ma perchè puntando a guidare Palazzo Marino guarda all'effetto-traino sulla città: il restyling del Meazza. Intervistato all'«Edicola 2.0» di corso Garibaldi 83, Parisi ieri ha ammesso che «il campionato italiano adesso è molto noioso perchè vince sempre la Juve. Se a Milano ci fossero due squadre in grado di competere, anche se i presidenti fossero stranieri, darebbero lustro alla città. Milan e Inter sono un grande brand mondiale». Il capoluogo ha appena ospitato la finale di Champions League, ma i «cugini» milanesi e nerazzurri questa volta sono stati uniti dalla comune invidia per i tifosi spagnoli: ben due club in campo per la Coppa, l'Atletico e il Real Madrid. L'importante ha ribadito Parisi «è avere azionisti che abbiano voglia di investire» non solo sui grandi campioni ma «sullo stadio, che è di proprietà del Comune: l'Inter ha già un grande progetto e il Milan lo condividerebbe, ma serve un investimento privato da 100/150 milioni». Quindi, «ponti d'oro ai cinesi che mi chiedessero certezza del diritto e permessi per poter completare i lavori in due anni».
All'edicola tecnologica di corso Garibaldi i due sfidanti al ballottaggio si sono alternati: prima Sale e mezz'ora dopo Parisi, stretta di mano a metà. La gente si è fermata ad assistere e scattare foto a entrambi. Almeno sui cinesi nel calcio, sembrano andare d'accordo. Sala rimarrebbe «convintamente interista» anche se il club fosse tutta in mano straniera. «Il calcio è diventato un giocattolo molto costoso e sono poche le imprese locali che possono gestire le squadre a livello europeo, per questo serve una strategia di investimento a lungo termine» ha ammesso. Anche se ha ironizzato sull'indonesiano mr Bee in trattativa per mesi con il Milan: «Secondo me non è mai esistito».
Lite a distanza tra gli sfidanti invece sul Comitato per la legalità appena lanciato da Sala, mettendo alla guida l'ex pm di Mani Pulite Gherardo Colombo, e sulle polemiche sue e del Pd sul minor numero di donne elette in consiglio comunale se vincesse Parisi. Partendo dal fondo, mr Expo ieri ha confermato che il suo vicesindaco «sarebbe una donna». Il manager del centrodestra ha ribattuto che «il 14,6% degli elettori di Forza Italia che hanno espresso una preferenza l'hanno data a una donna contro il 15% degli elettori del centrosinistra, significa che non c'è una sensibilità diversa». Per Fi, le preferenze si sono concentrate su Mariastella Gelmini che è stata la più votata in assoluto e su Silvia Sardone, nel Pd si sono spalmate tra più esponenti. «Il punto - ha rimarcato Parisi - è che bisogna smettere di usare le donne come bandiere in campagna elettorale e poi, come negli ultimi 5 anni, non fare nessuna politica per migliorare la situazione per quelle che lavorano, dagli asili nido ai sostegni alle famiglie». Sulla stessa onda torna sulla questione del Comitato: «É inutile mettere Colombo o Dalla Chiesa (ex presidente del Comitato Antimafia di Pisapia, ndr.
) come bandiera quando poi non c'è il rispetto della legalità e c'è una frattura sociale nei quartieri e nelle case popolari. La sinistra ha protetto per anni i centri sociali che bloccavano gli sgomberi degli abusivi».ChiCa
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