Porzioni in mensa scarse per un insegnante su 4. E nessuno scrive ottimo

No a richiesta bipartisan di valutare i pasti E l'azienda non potrà servire il panettone

Porzioni in mensa scarse per un insegnante su 4. E nessuno scrive ottimo

Per un insegnante su quattro (26%) le porzioni dei bambini in mensa sono scarse, il 74% le giudica adeguate ma nessuno le definisce abbondanti. Come lo zero per cento valuta complessivamente «ottima» la qualità del servizio di Milano Ristorazione. Il 26% sostiene che è «buona», il 3% pessima, l'11% scarsa e per il 60% è sufficiente. Se si trattasse di una pagella insomma saremmo poco sopra il 6. Le domande riguardavano non solo il piatto in tavola (dalla temperatura dei pasti alla presentazione) ma anche pulizia di ambienti e spazi o comportamento del personale addetto (che incassa il 94% di voti a favore). La società partecipata dal Comune che gestisce la distribuzione dei pasti negli asili e nelle scuole elementari e medie milanesi ha affidato quest'anno all'Istituto Piepoli l'indagine di gradimento dei piatti e del servizio, e per il 2019 ha voluto svolgere un focus anche presso gli insegnanti. É stato interpellato un campione di 79 maestri di 103 classi. E sono più attenti dei bimbi ovviamente alla quantità di cibo servita e alla qualità. Dalle 14.544 schede compilate dai bambini che frequentano dalla seconda alla quinta elementare in 27 scuole che hanno aderito all'indagine su base volontaria emerge invece un quadro abbastanza positivo, con pasta e pizza sempre in cima alla classifica, secondo a base di carne molto apprezzati (la classica cotoletta e le rustichelle di pollo) mentre risultano meno graditi (ma anche a casa) i piatti con i legumi. I dati sono stati presentati ieri in Commissione Educazione a Palazzo Marino, dove ha tenuto banco il tema delle porzioni scarse e delle soluzioni anti spreco. Il consigliere Pd Alessandro Giungi ha sottolineato che «nessuno considera le porzioni abbondanti», e in alcuni casi purtroppo si tratta degli unici pasti giornalieri per i bimbi. Come ha ricordato la dem Diana De Marchi «secondo dati Cariplo per 1.300 minori l'unico pasto completo è quello che consumano a scuola». Sumaya Abdel Qader (Pd) e Fabrizio De Pasquale (Fi) hanno chiesto di valutare la possibilità di distribuire i pasti avanzati alle famiglie in difficoltà che li richiedono. Ipotesi esclusa dall'assessore all'Educazione Laura Galimberti e dal neo presidente di MiRi Bernardo Notarangelo perchè «è difficile autorizzare in maniera formale la distribuzione a casa, si porrebbero problemi di igiene e sanità, vedi le allergie». Le scuole distribuiscono a chi lo chiede il «sacco anti spreco», pane e frutta («circa 41mila finora»). E MiRi ha accordi con una decina di onlus, da Caritas Ambrosiana a Banco Alimentare, per la raccolta dei cibi eccedenti non toccati dai bambini, soprattutto pane e frutta. Riescono a coprire poco più di 100 scuole ma «vorremmo arrivare a 400 su 400 - afferma Notarangelo - faccio appello alle associazioni di quartiere, saremmo lieti se si candidassero». Rimbalzata per ora la richiesta bipartisan di Gabriele Abbiati (Lega) e Qader di aprire le mense ai consiglieri saltuariamente per valutare la qualità dei cibi. «Abbiamo già 2.500 commissari ogni giorno» ricorda l'assessore, che ipotizza invece una giornata genitori-bimbi a tavola, «pagando il ticket e in numero limitato». Il presidente solleva il «caso panettone»: anni fa ci fu polemica per il dolce servito da un'azienda piemontese e non lombarda, «da allora si è detto mai più, ma siamo a Milano. Quest'anno non ce la faremo ma spero di convincere le Commissioni mensa per il Natale 2020.

Dovremo valutare alternative per i 2mila bimbi che necessitano di pasti individuali e ai 2mila che hanno menu etico-religiosi». L'altra battaglia è sul ritorno del prosciutto cotto «almeno una volta al mese, ce la farò».

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