Cronaca locale

Possiamo tutti diventare santi

di Cardinale Angelo Scola

Chi sono i santi? Purtroppo nei secoli la nozione di santità si è allontanata dal suo significato originario. Nelle comunità primitive con il termine «santi» si indicavano semplicemente i battezzati. La santità, prima di essere una meta, è un dono.

«Essere santi - ha detto il 1° novembre dell'anno scorso Papa Francesco - non è un privilegio di pochi, come se solo qualcuno avesse avuto una grossa eredità; tutti noi nel Battesimo abbiamo l'eredità di poter diventare santi. La santità è una vocazione per tutti. Tutti perciò siamo chiamati a camminare sulla via della santità, e questa via ha un nome, un volto: il volto di Gesù Cristo» (Angelus del 1 novembre 2013). Questo ci aiuta a trovare una prospettiva nella nostra vita. Essa è, di fatto, un pellegrinaggio, cammino nella speranza verso la patria comune, la dimora a cui tutti apparteniamo.

Per comprendere la convenienza della santità dobbiamo guardare a Gesù. In Lui scorgiamo una umanità compiuta, riuscita. Chi di noi non tende a questo felice compimento?

Il vangelo di Matteo sulle Beatitudini descrive la personalità di Gesù Cristo. È una rappresentazione che Gesù fa di sé attraverso la quale Egli ci invita alla Sua imitazione. «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Vangelo, Mt 5,7): Egli è colui che rivela e realizza sulla terra la misericordia del Padre. «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5,8): Egli ha il cuore puro che vede di continuo il Padre. «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9): Egli - come scrive San Paolo - «è la nostra pace», in quanto ha ucciso l'inimicizia nel suo Corpo crocifisso.

«Beati i perseguitati (...)

(...) per la giustizia» (Mt 5,10): Egli è l'innocente perseguitato in quanto giustizia di Dio vivente e personale.

Solo una decina di giorni fa la Chiesa ha proclamato beato Paolo VI, che fu indimenticabile arcivescovo di Milano. Montini ha individuato nell'amore totale di Gesù il nocciolo della santità. «Il Signore ha dato se stesso per me; la sua morte fu sacrificio; morì per gli altri, morì per noi. La solitudine della morte fu ripiena della presenza nostra, fu pervasa d'amore. ... la sua morte fu rivelazione del suo amore per i suoi: li amò fino alla fine» (Beato Paolo VI, da: Pensiero alla morte).

L'«essere per» di Dio, l'amore di Cristo ai suoi «fino alla fine» brillò nella fulgida testimonianza del Beato Luigi Talamoni di cui oggi benediremo la statua da collocare all'interno del nostro Duomo. Al centro della sua vita e della sua opera c'era la fede incrollabile in un Dio misericordioso, sempre pronto a perdonare anche i peccati più gravi (fu definito un «martire del confessionale», dove si recava ogni mattina dalle 5 alle 8, prima di andare al lavoro dell'insegnamento), attento ai bisogni dell'uomo e capace di una carità fattiva ed integrale che arrivò fino all'impegno politico attivo.

Con la solennità di tutti i santi «presi insieme» la Chiesa ci fa compiere, domani, anche la memoria dei nostri cari passati all'altra riva. È una scelta assai significativa. Guardiamo ai santi e desideriamo che tutti i nostri cari raggiungano la stessa loro pienezza. E con loro anche noi.

Arcivescovo di Milano

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