Quel posto di blocco con le armi in auto

Il ricordo di don Melesi: «Conobbe i terroristi a San Vittore». Poi li disarmò

C'era un posto di blocco sulla Comasina quel 13 giugno del 1984 in cui un terrorista consegnò quattro borsoni pieni di armi in Arcivescovado, diretti al cardinal Carlo Maria Martini come gesto di disarmo. Sulla macchina c'era anche don Luigi Melesi, il cappellano di San Vittore che aveva fatto da mediatore per quel passo. Don Luigi scese dall'auto, parlò col carabiniere e gli disse che aveva appuntamento con il vescovo. Finì che l'auto zeppa di armi fu scortata dalle forze dell'ordine e riuscì ad arrivare più veloce a destinazione. Ci sono chicche come questa nell'Archivio digitale della Fondazione Carlo Martini, che sarà disponibile per tutti on line dal 18 febbraio con una gran mole di materiale, a partire dai primi cinque anni da vescovo di Milano di Martini. Un inizio a cui seguirà pian piano il resto del materiale, vagliato e catalogato da un pool guidato da Chiara Daniele.

Per la prima visita pastorale in Diocesi, Martini aveva scelto il carcere di san Vittore. «È venuto per quattro giorni di seguito - racconta tra l'altro don Melesi nella video intervista - . Io lo accompagnavo continuamente durante il suo camminare dentro il carcere per incontrare i detenuti, perché voleva entrare nelle celle». Inutile dire che Sua Eccellenza (non era ancora cardinale) incontrò anche non poche resistenze. «All'inizio il direttore non era del parere, temeva qualche aggressione da parte dei detenuti». Ma lui insistette ed eccolo seduto sui letti delle celle del carcere, a chiacchierare con i detenuti.

Volle entrare anche in un reparto praticamente proibito perché c'erano i terroristi. «Si è stabilito tra il cardinale e questi ragazzi, questi uomini detenuti, un feeling, una simpatia, un'amicizia, una fiducia stragrande. Capisco perché successivamente, quando abbiamo discusso su a chi consegnare le armi, hanno loro proposto: le consegniamo al cardinal Martini. Mi sono offerto come mediatore per questo disarmo e abbiamo raccolto quattro borsoni di armi: kalashnikov, pistole, bombe a mano, lanciarazzi, dinamite, proiettili, un armamentario».

Martini era «l'unico che li aveva ascoltati» e loro l'avevano ricambiato, ascoltando la predicazione che aveva fatto in Duomo sul Miserere, il Salmo 50 che inizia «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nel tuo grande amore cancella il mio peccato». Racconta don Melesi: «Loro seguivano dal carcere questa spiegazione. E poi, durante la nostra conversazione settimanale, quando abbiamo discusso sul disarmo e la dissociazione, queste operazioni da fare per migliorare, hanno pensato a lui».

Ecco il motivo: «È l'unico che ci ascolta, l'unico che ci ha ascoltato, che ci ha anche capito, che ha anche apprezzato i nostri ideali positivi che avevamo, pur non accettando il metodo violento per raggiungere questi ideali».

SCot

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