La havala, un sistema di trasferimento di denaro basato sulla parola data e molto diffuso in Afric a, valeva per pochissimi privilegiati. Meticolosi e prudenti fino all'inverosimile, prima di avviare «la pratica», si accertavano infatti sempre su internet che la cifra pattuita, fosse giunta puntualmente tramite Moneygram o Western Union. Quindi - con una velocità da contabili di lungo corso, molto avvezzi a smistare banconote ma privi di alcuna cautela nel rapportarsi con il genere umano di cui non avevano a cuore che il portafogli - procedevano con il trasporto di eritrei disposti a pagare dai 250 ai 1300 euro pur di lasciare l'Italia e costruirsi un futuro nel nord Europa, Svezia e Norvegia in testa. L'indagine della sezione «criminalità straniera e prostituzione» della squadra mobile ha scoperto e documentato, dal settembre 2013, 17 viaggi che hanno coinvolto almeno 200 degli eritrei che stazionano nella zona di Porta Venezia in attesa del «passaggio della speranza». «Tuttavia se c'è chi il passaggio va a cercarselo c'è pure chi staziona fuori dalle strutture di accoglienza per offrirlo quel passaggio» precisa il dirigente della Mobile Alessandro Giuliano. Che, insieme agli investigatori diretti dal commissario capo Paolo Lisi e coordinati dalla Procura di Monza, ha potuto arestare 14 persone (le ordinanze di custodia cautelare emesse però sono 25 e riguardano persone ricercate in tutta Europa, ndr ) accusate di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Un gruppo criminale di eritrei ed etiopi che, partendo dai paesi africani, raggiungevano l'Italia, e agganciavano potenziali clienti già in Sicilia, dove erano appena sbarcati.
L'operazione Sahel è partita dopo che a Monza è stata intercettata un'auto con a bordo 5 eritrei. Il brasiliano alla guida, incaricato di accompagnarli al sicuro, ha fornito importanti elementi agli inquirenti monzesi che a quel punto hanno affidato il caso ai poliziotti milanesi che già si erano occupati con successo dei «passeur». L'organizzazione scoperta è rivelata così una vera e propria «rete» pronta a fornire, naturalmente solo davanti al denaro sonante, un titolo di viaggio contraffatto e, qualora non fosse stato sufficiente a passare il confine, un passaporto falso fatto confezionare e arrivare da Atene (dove è stata eseguito uno degli arresti di ieri, ndr) e che, accompagnato da un visto di Schengen, poteva permettere di arrivare a destinazione senza intoppi.
Una volta giunti a Milano gli stranieri in attesa del passaggio venivano «parcheggiati» in un noto bar di via Tadino o in un appartamento di viale Molise. Tutte o quasi le chiamate telefoniche verso i cellulari dei passeur venivano fatte da un phone center di via Cadibona.
Le intercettazioni riportate nell'ordinanza trasudano da una parte disperazione, dall'altra indifferenza, interesse esclusivamente economico.
«Lui è davvero povero, non ha nulla, anche questi soldi glieli ho dati io facendo una raccolta, non ci crederai. Quei soldi che hai chiesto in qualche modo è riuscito ad averli e ora li ha tutti» dice un intermediario a un passeur. «Meglio così» risponde impassibile l'altro senza scomporsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.