Alberto Giannoni
Con Parisi per rigenerare il centrodestra. Marco Bestetti è sicuro. Da presidente di Municipio non si può più considerare solo «una promessa». La sua consacrazione istituzionale l'ha ricevuta conquistando a suon di voti (il 42%) la presidenza della zona 7. Dopo le Comunali, il 29enne azzurro si è messo al lavoro e sulla squadra, mostrando di sapersi destreggiare con la finezza di un veterano nei primi passi di un incarico tutto da inventare (il «sindaco municipale»). Entusiasmo e temperamento non cambiano però, così come la voglia di rinnovamento.
In campagna elettorale Bestetti è stato spesso al fianco di Stefano Parisi. E oggi ha fiducia nel suo lavoro di ricostruzione, di Forza Italia prima, del centrodestra poi: «Parisi - dice - ha già dimostrato di saper rivitalizzare un centrodestra che a Milano era dato per spacciato con molti punti di distacco, credo possa fare bene anche a livello nazionale». Il centrodestra, spiega, «da qualche anno sta commettendo l'errore di presentarsi all'Italia solo come anti-Renzi, senza un programma di governo alternativo. È lo stesso errore che ha fatto la sinistra per vent'anni».
Berlusconiano doc, il neo presidente di zona ha mai mostrato tentazioni terziste o neo-centriste, ma la formula lib-pop coniata da Parisi lo convince, oltre gli «steccati» tradizionali destra-sinistra. «Gli italiani guardano alle proposte, non alla squadra del cuore - riflette Bestetti -. Quindi ben vengano proposte lib-pop per allargare il campo». La speranza è tenere insieme in una dimensione nuova, un centrodestra che ha mostrato di essere ancora vitale: «Nei rapporti con la Lega - osserva - abbiamo visto decine di volte che divisi si perde e uniti si vince. Parisi ha saputo tenere insieme una coalizione molto ampia.
Se ci riuscisse anche a livello nazionale, come ha fatto prima di lui Berlusconi, penso che possano trarne tutti beneficio. A cominciare dagli italiani».E le resistenze interne? «Se qualcuno ha delle resistenze verso Parisi - chiude Bestetti - , vuol dire che le ha verso Berlusconi. Lo lascino lavorare serenamente».
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