Prima l'invito alla società civile a essere meno restia a mettersi in gioco (ri)mettendo in campo i nomi del presidente della Camera di commercio Carluccio Sangalli e di Assolombarda Gianfelice Rocca. Poi l'appello al segretario della Lega perché «a Milano una candidatura di Matteo Salvini sarebbe davvero rilevante, mi auguro che sciolga la riserva quanto prima». Il giorno dopo il 9 a 5 rifilato alla sinistra nel turno di ballottaggio, il coordinatore regionale di Forza Italia Mariastella Gelmini convoca una conferenza stampa nella sede del partiti in via Roberto d'Aviano (che alla testa della Lega santa nel 1683 costrinse alla ritirata l'esercito turco). Ma si trova a parlare più di futuro che di bilanci. Per quelli basta dire che «solo tre mesi fa Fi e il centrodestra erano dati per morti, ma questa per noi è la svolta». Aggiungendo che «la vera delusione è il Pd perché il governo Renzi non ha risolto i problemi e i cittadini hanno scelto di cambiare». Dotta parafrasi di Massimo D'Azeglio per Alessandro Cattaneo: «Questi risultati sono la dimostrazione che abbiamo fatto gli elettori del centrodestra, ma adesso dobbiamo fare il centrodestra». Per Mario Mantovani «come dice Silvio Berlusconi questo Matteo Renzi non è imbattibile» e per i Fratelli d'Italia Carlo Fidanza e Paola Frassinetti «l'effetto Renzi è finito, il 40 per cento delle Europee archiviato: lavoriamo tutti insieme per la madre di tutte le battaglie, la riconquista di Milano». Un trampolino per puntare al governo del Paese. Per questo Pietro Tatarella annuncia per il fine settimana gazebo e raccolta firme nelle periferie sui temi della sicurezza. E il coordinatore provinciale Luca Squeri la convocazione per venerdì della commissione di Fi nominata dalla Gelmini per stabilire le regole dei congressi da convocare ad autunno «per eleggere i vertici e rilanciare l'organizzazione del partito».
Ma ad aleggiare restano i nomi di Rocca e Salvini evocati dalla Gelmini. Forse per smuovere acque che rischiano di rimanere stagnanti troppo a lungo, finendo per favorire una sinistra che avrà comunque i suoi problemi a dipanare la matassa delle candidature. «Sciolga quanto prima la riserva», dice la Gelmini a Salvini. «Poi per Fi deciderà Berlusconi e si valuterà al tavolo della coalizione, ma l'importante e che non si arrivi all'ultimo». Chiaro che nella strategia di un centrodestra unito ci potrebbe essere un Salvini che punta su Milano, mentre a Fi potrebbe essere lasciato più spazio nella scelta del candidato premier. Magari con un ruolo di maggior peso dato a Roberto Maroni che nei governo Berlusconi è stato più volte ministro e dunque con l'ex premier ha un rapporto privilegiato.
«Io penso che soprattutto dopo l'ottimo risultato di domenica, Fi abbia tutte le carte in regola per presentare una propria candidatura», l'inevitabile intervento del coordinatore cittadino Giulio Gallera che con il comitato civico
MilanoMerita gioca le sue carte per Palazzo Marino. «E per vincere bisogna fare programmi che vadano oltre degrado e allarme sicurezza, parlando anche di lavoro, eccellenze produttive, innovazione e attrattività di questa città».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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