Cronaca locale

Per il Pride Sala contro la Regione "Errore non dare il suo patrocinio"

Migliaia di persone hanno sfilato in corteo. Polemica del sindaco contro la giunta Fontana, poi lancia la sfida al governo: "Riprendiamo a riconoscere i figli di coppie omogenitoriali"

Per il Pride Sala contro la Regione "Errore non dare il suo patrocinio"

Dopo due anni di stop causa Covid il gay pride torna in presenza e il sindaco Beppe Sala prova a trasformarla subito in un'edizione «col botto». «Annuncio due atti concreti» spara sul palco con la camicia con tasca arcobaleno che si è fatto disegnare personalmente dal brand Msgm. Alla sfilata del Pride che è partita da via Vittor Pisani alle 15 con i soliti carri-provocazione si è unito solo in fondo, all'altezza di via Londonio, quindi ha imboccato via Melzi d'Eril, corso Sempione ed è salito sul palco allestito sotto l'Arco della Pace. «Milano torna a riconoscere i figlie delle coppie omogenitoriali nati in Italia - annuncia raccogliendo le ovazioni delle migliaia di partecipanti (300mila secondo gli organizzatori calcolando tutta la giornata, compreso il concerto con Baby K, Michele Bravi, Emma Muscat e altri, ma bisogna fare la tara) -. Nel 2020 ci aveva fermati la Corte di Cassazione, abbiamo aspettato che il Parlamento legiferasse e non l'ha fatto quindi ho deciso di prendermi la responsabilità e andare avanti. Ho firmato l'atto venerdì nel mio ufficio per una bimba nata da due mamme. Una ha coltivato l'ovulo, l'altra l'ha portato in gestazione, più chiaro di così». In realtà altri sindaci prima di Milano non si erano adeguati allo stop, col risultato che «abbiamo tante richieste e i nostri cittadini vanno a registrare i figli in altre città dove lo fanno». Allora, tanto vale. E va detto che i rischi sono numericamente poco significativi: in un biennio il sindaco di Crema Stefania Bonaldi ha portato avanti le istanze di 14 coppie gay residenti a Milano, sei dell'hinterland. L'altro annuncio lo lascia all'assessore al Welfare Lamberto Bertolè che sale sul palco dopo di lui: «Le associazioni arcobaleno ci hanno proposto di creare un Rainbow Center, un centro culturale, di documentazione, lo faremo».

Sala insiste, «non voglio fare chiacchiere ma fatti concreti perchè Milano sia la capitale dei diritti». Le registrazioni dei figli sono atti di buonsenso e di umanità, spero che altre città italiane seguano l'esempio di Milano». Anche se c'è vuoto legislativo. Situazione diversa per i figli nati all'estero da due padre, dopo uno stop il tribunale ha accolto i ricorsi di tre coppie e quindi il Comune ha ricominciato a trascrivere gli atti (già registrati in Usa) per una trentina di bimbi. Sul palco si alternano Alessandro Zan, l'eurodeputato Pd Piefrancesco Majorino, la senatrice M5S Alessandra Maiorino, esponenti della comunità Lgtb ucraini e russi. E in extremis Arcigay Milano ha tolto il «silenziatore» anche al delegato della Regione, il 5 Stelle Dario Violi. Ala vigilia era arrivato il niet perchè la giunta Fontana non ha concesso anche il patrocinio al Pride. E pure Violi, che si era battuto perchè per la prima volta ci fosse un rappresentante ufficiale al corteo (con una mozione approvata con voto segreto) a inizio sfilata ha rimarcato che «in Regione c' anche una voce a favore e le migliaia di persone presenti avrebbero forse voluto avere la possibilità di ascoltare».

Sala entra anche nella scelta di Regione di negare il patrocinio (ieri sera invece il Pirellone si è illuminato dei colori arcobaleno). «Il governatore Attilio Fontana ha fatto un errore grave. C'è una grande comunità Lgbt e deve rappresentare tutti, poi era qualcosa che poteva fare senza grande fatica. Ma prevalgono sempre le spinte a guardare indietro». Il capogruppo regionale della Lega Stefano Anelli fa notare che «la sinistra invece di concentrarsi sulla manifestazione usa il Pride per attaccare l'avversario».

E l'assessore FdI Riccardo De Corato definisce «penosi gli attacchi di Sala a Regione perché non condivide le posizioni Lgbt minoritarie nel nostro Paese».

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