Processi: la Regione rinuncia a chiedere i risarcimenti

Per risparmiare, la Lombardia non sarà più parte civile nei procedimenti contro chi l'ha danneggiata

«Risparmiare»: è questa la parola d'ordine con cui la Regione Lombardia ha motivato la sua scelta di fare un passo indietro nei processi penali in cui figura come vittima. La costituzione di parte civile, che finora era prassi abituale in (quasi) tutti i processi, d'ora in avanti sembra destinata a diventare un'eccezione. E il primo processo a subirne le conseguenze è stato mercoledì quello a carico di Mario Mantovani, ex assessore alla Sanità ed ex vicepresidente della giunta. L'avvocato della Regione, Antonella Forloni, ha comunicato al presidente della Corte, Giulia Turri, la revoca della costituzione di parte civile, depositando la delibera approvata il 13 febbraio dalla giunta.

La mossa della Regione ha creato una certo stupore negli ambienti giudiziari, perché per la prima volta un ente locale rinuncia a fare valere le proprie ragioni in un processo in cui è indicato come parte offesa; oltretutto, il Pirellone dispone di un ufficio legale interno, stipendiato a tempo pieno, e quasi mai si avvale dei servizi di professionisti esterni. Le spese vive, insomma, sono costituite da fotocopie e marche da bollo.

Non del tutto chiare, poi, sono apparsi il modo in cui sono stati adottati il provvedimento e le linee guida che d'ora in avanti verranno seguite. La delibera che è stata consegnata mercoledì scorso ai giudici del processo Mantovani è la X/626 del 13 febbraio e fa riferimento alla «comunicazione del Presidente (Maroni, ndr) presentata alla Giunta il 5 dicembre con la quale vengono dettati nuovi indirizzi per le costituzioni di parte civile di Regione nell'ambito dei procedimenti penali». Il testo di questa «comunicazione» di Maroni però non è allegato alla delibera e ne viene riportato solo un breve stralcio in cui si indica come «criterio generale preferibile (...) la proposizione di un'autonoma azione civile sulla base di elementi che sono stati accertati in sede penale». Si sceglie, cioè, di aspettare i tempi dilatati della giustizia civile anziché puntare al risarcimento immediato dei danni in sede di giustizia penale, dove quasi sempre in caso di condanna degli imputati già al termine del processo di primo grado i giudici assegnano alle parti civili una «provvisionale»: soldi da incassare subito.

La «comunicazione» di Maroni del 5 dicembre, come viene confermato ieri in Regione, non è un atto formale e non è disponibile nei documenti ufficiali dell'ente, quindi non è possibile sapere se e quali altre indicazioni contenga oltre a quella citata nella delibera del 13 febbraio. Diventa così difficile fare delle previsioni sulle scelte che verranno compiute sia per i processi già in corso sia per quelli futuri.

La nuova linea, in teoria, non dovrebbe riguardare i processi già arrivati al dibattimento: la Regione rimane dunque parte civile sia nel processo per i rimborsi «allegri» dei suoi ex consiglieri, già nella fase della requisito conclusiva, sia nel giudizio d'Appello a carico dell'ex

governatore Roberto Formigoni, dove in primo grado è stata riconosciuta al Pirellone una provvisionale di tre milioni di euro. Nel processo Mantovani, anch'esso in fase avanzata, si sceglie invece di fare marcia indietro.

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