Una cosa è certa: stavolta la grande stanza al quarto piano del palazzo di giustizia, con un paesaggio crepuscolare appeso alle spalle della scrivania, rimarrà vuota per un bel pezzo. Perché il passaggio di consegne ai vertici della Procura della Repubblica non si annuncia veloce nè agevole. Dal 16 novembre, quando Edmondo Bruti Liberati lascerà la carica, è destinato ad aprirsi un lungo interregno. A mandare avanti la Procura sarà il più anziano dei «vice» di Bruti, il procuratore aggiunto Piero Forno. Come si usa in questi casi, la stanza del capo resterà vuota, in attesa del nuovo titolare. Ma chi sia il candidato con maggiori chance di andarla ad occupare è, per adesso, impossibile dirlo. All'interno del tribunale, gli aspiranti stanno scaldando i motori. Ma stavolta si ipotizza anche che prendano corpo candidature da fuori Milano: e la scelta di un «papa straniero» potrebbe essere per il Consiglio superiore della magistratura il modo più sbrigativo per voltare pagina dopo i mesi velenosi dello scontro tra Bruti e il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, che ha diviso (anche se in parti numericamente assai diseguali) anche la «base» della Procura.
Il provvedimento con cui il Csm ha dato il via al rinnovo della carica porta la data di venerdì scorso, ed è arrivato a Milano lunedì mattina. Preso atto che le dimissioni di Bruti sono divenute irrevocabili, e che il procuratore pertanto andrà in pensione il 16 novembre, il Csm delibera la «pubblicazione» del posto, ovvero l'apertura della gara, fissando per domani il termine da cui gli aspiranti potranno iniziare a presentare le domande. Fino al 14 novembre si darà tempo a decisi e tentennanti per farsi avanti. Dopodiché inizieranno le grandi manovre all'interno del Csm, le trattative tra correnti e sottocorrenti che (purtroppo) da sempre caratterizzano le scelte dei posti-chiave della magistratura. E anche la politica farà sicuramente sentire la sua voce.
Tra i milanesi, a concorrere per il posto di Bruti saranno sicuramente tre magistrati che già oggi lavorano in Procura, e ne sono da anni tra le figure più in vista: Francesco Greco e Ilda Boccassini, procuratori aggiunti, a capo rispettivamente del pool finanziario e dell'Antimafia; e Alberto Nobili, a lungo anche lui procuratore aggiunto, e tutt'ora alla guida del dipartimento «rapine e omicidi». Tutti e tre sono cresciuti nell'alveo di Magistratura democratica, ma nessuno è oggi un militante della corrente delle «toghe rosse». Boccassini è la più vecchia anagraficamente (tanto che appena per una manciata di giorni è abilitata a partecipare al concorso), Greco è quello con maggiore anzianità in magistratura ed è una autorità riconosciuta nel suo campo, Nobili è il più giovane del terzetto ma dalla sua ha una fama di bravo organizzatore maturata sul campo. Considerando che la Boccassini parte con l'handicap di un procedimento disciplinare ancora in corso, l'ipotesi più accreditata è quella di un testa a testa Greco-Nobili.
A meno che non prenda corpo strada facendo l'accordo tra correnti su un nome in arrivo da fuori Milano. Ma difficile immaginare un esterno con tale carisma da imporre la sua autorità in un ambiente complicato come la Procura milanese. Il procuratore di Reggio Calabria, Cafiero de Raho, avrebbe forse il profilo adatto, ma non è abilitato.
Alle sue spalle, però, prende corpo in queste ore la candidatura del suo «vice», Nicola Gratteri: la nomina a Milano sarebbe per Gratteri una discreta consolazione, dopo avere perso all'ultimo momento la chance di diventare ministro della Giustizia nel governo di Matteo Renzi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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