Chiara Campo
Fino all'anno scorso di rimanere a Milano non ne volevano proprio sapere. I profughi facevano sosta nelle strutture di accoglienza del Comune, ma per il 98 per cento la meta finale erano la Svezia o la Germania, la Francia. Solo il 2 per cento del totale ha presentato richiesta di asilo per stabilizzarsi. Ma «dal 2016 - come ha riferito ieri in Commissione l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino - l'incidenza dei transitanti si è ridotta drasticamente, tanto che la quota dei richiedenti asilo è arrivata a superare il 75%», soprattutto per afghani e somali il capoluogo è la meta finale. Per fortuna è calato l'afflusso generale (10.137 nei primi sette mesi rispetto ai 31.855 di tutto il 2015) o Milano non reggerebbe l'urto: ha già raggiunto il limite delle presenze - oltre tremila ospiti al giorno - e visto che il turn over non è più così veloce, il sindaco Beppe Sala nei giorni scorsi ha chiesto (e avrebbe ottenuto) dal Ministero degli Interni uno stop agli arrivi. Almeno fino a che non sarà pronto (a settembre) il Campo Base a Expo su cui anche ieri il capogruppo di Fi Gianluca Comazzi e della Lega Alessandro Morelli hanno ribadito il no. Al momento il Comune può contare su 14 centri di accoglienza per profughi, richiedenti asilo e titolari di protezione: si va dall'hub di via Sammartini all'ex sede dell'Anpi in via San Marco, pieno centro. A breve si aggiungeranno altre due grandi strutture: l'ex caserma Mancini di via Corelli e la Casa del Giovane. Ma l'assessore insiste con il governo: «Deve metterci a disposizione l'ex ospedale militare di Baggio, non o useremo solo per i migranti ma per senzatetto, sfrattati». Distingue peraltro la spesa per l'accoglienza dei clochard («a carico del Comune») e quella per i profughi («ci viene rimborsata dallo Stato»), che a fine 2016 potrebbe arrivare a circa 13 milioni di euro. Soldi comunque pubblici. E il capogruppo di Milano Popolare Matteo Forte fa notare che il dato nazionale parla di un 60% di domande di asilo rigettate. Quel 75 per cento che arriva a Milano per restarci, è composto in larghissima parte da clandestini. «Cosa stiamo affrontando il flusso di ritorno, il controllo di chi deve essere rimpatriato? Sfruttiamo la presenza di 106 consolati a Milano per governare il fenomeno». Majorino ha fornito l'identikit dei profughi accolti. Se gli arrivi dalla Siria fino al 2014 sono stati predominanti, dal 2015 è l'Eritrea il Paese più rappresentato (22,4% del totale), seguita da Sudan (15,4%) e Somalia (12,8%) e quest'anno sono in crescita in particolare gli arrivi da Gambia, Costa d'Avorio, Guinea. Sono uomini l'86 per cento del totale, l'80 per cento ha tra i 18 e 49 anni.
Ora «bisogna costruire un nuovo piano di accoglienza basato su una nuova filosofia, premiare la qualità più che la quantità nella scelta delle strutture». La giunta darà vita d una task force per il controllo della qualità dei servizi di accoglienza. Dopo la rissa con coltelli in via Saponaro g«dobbiamo controllare in modo più approfonditocosa succede nei centri, se il personale è sufficiente e adeguatamente formato.
Non basta un tetto a risolvere problemi, dobbiamo andare più in profondità, e puntare su avviamento al piccoli lavori, apprendimento dell'italiano, cittadinanza attiva». Emergency ha offerto al Comune un ospedale mobile e personale .per i conrolli sanitari.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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