Dalla provincia padana alla vetta del Pirellone

Dalla provincia padana alla vetta del Pirellone

«Io non sono né di destra né di sinistra, io sono leghista». Ecco la carta d’identità che Davide Boni esibisce su richiesta. Nell’altra, quella della mai riconosciuta Repubblica italiana, alla data di nascita c’è il 19 settembre, giorno di san Gennaro patrono di Napoli. E compleanno, beffa nella beffa, anche del Senatùr. «Se Bossi dice che la mia giacca è bianca - disse Boni in tivù nella sua grisaglia presidenziale - è bianca. Anche se non lo è». Straordinaria testimonianza di devozione al Capo. Che magari gliel’ha tirata il 22 gennaio dal palco di piazza Duomo minacciando Roberto Formigoni di farlo cadere. «Qui - disse Bossi alludendo alla Regione - ne stanno arrestando uno al giorno». Perché i membri dell’ufficio di presidenza finiti nelle grinfie dei magistrati erano tre su cinque: due del Pdl e Filippo Penati del Pd. Quaranta giorni e nel frullatore ci sono anche la Lega e Boni. Militante «da 22 anni», ha conosciuto la (seconda) moglie Claudia sulle rive del Po. Nel ’96, il giorno della catena umana organizzata dalla Lega. Nato a Sabbioneta, nel 1993 è stato il primo presidente di centrodestra della Provincia di Mantova. Diploma da perito industriale, comincia da amministratore in un’azienda di commercio alimentare. Poi la politica. La segreteria di Bossi e il legame con Roberto Calderoli. Eletto nel 2000 consigliere regionale, è capogruppo della Lega. Rieletto nel 2005 diventa assessore al Territorio e Urbanistica. Al Pirellone per la terza volta nel 2010, Bossi lo vuole presidente del consiglio. Pochette verde anche con l’elegantissimo smoking alla Scala, è uno che all’abbigliamento tiene. Non gli andò giù la maglietta della consigliera Nicole Minetti «Senza sono ancora meglio» e quella del capogruppo Idv Stefano Zamponi «Finché non vedo non ci credo». Giro di vite, giacca e cravatta per tutti. «Non ne posso più di vedere consiglieri con la camicia fuori e con la felpa, non siamo al circolo delle bocce». Annunciò che non sarebbe andato alla consegna della cittadinanza onoraria a Roberto Saviano. «Un gesto coerente - rispose quello stizzito -, perché quando si va a difendere Nicola Cosentino è molto difficile essere qui». Tra le sue battaglie la «precedenza ai residenti nelle graduatorie per i servizi primari». A cominciare dalla casa. Prima della Lega votava Pri o Msi.

«La destra è elitaria, la sinistra livella, noi siamo meritocratici», dice ora. Abilissimo su internet è uno dei primi a raggiungere lo status symbol dei 5mila amici su Facebook, ma anche a twittare. «Io non mi arrendo», ha ruggito ieri sera.

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