Cronaca locale

"Qualcuno era comunista" Sirianni recita il Signor G

"Qualcuno era comunista" Sirianni recita il Signor G

«E pensare che c'era il pensiero», cantava Giorgio Gaber. Poi aggiungeva: «Il secolo che sta morendo/ è un secolo piuttosto avaro/ nel senso della produzione di pensiero». Correva la metà dei Novanta: e adesso che il «secolo futuro» è già abbastanza grandicello, come la vedrebbe il signor G? Forse non così diversa: «Le parole di Gaber, la sua musica e il suo messaggio sono attualissimi, validi ancor oggi». Non ha dubbi Federico Sirianni, che stasera, alle 21, sarà sul palcoscenico dell'Après-coup (via privata della Braida) con il suo Qualcuno era comunista, un omaggio al maestro del teatro-canzone scomparso a inizio 2003. Genovese, classe 1968, Sirianni è l'erede di una tradizione cantautorale che affonda le sue radici almeno un paio di generazioni più indietro: «Una scuola che esiste ancora -dice- anche se i tempi sono cambiati: adesso vedo più leggerezza, temi diversi». Curioso il legame con Gaber: «Non l'ho mai conosciuto di persona, tranne un fugace incontro prima di un concerto, ma ha accompagnato tutte le fasi della mia vita: da bambino, negli anni '70, mia madre mi portava a vedere i suoi spettacoli-evento, che mi sarebbero rimasti dentro per sempre». Erano gli anni del grande impegno, Delle incisioni al mitico Teatro Lirico e dei versi scottanti di Libertà obbligatoria. «Più tardi, da cantautore -prosegue - ho lavorato a contatto con molti suoi storici collaboratori, in buona parte genovesi, e devo tanto a Gian Piero Alloisio, cresciuto a Genova e vicinissimo a Gaber». Da Far finta di essere sani a La nave, da I reduci alla struggente Dilemma, fino al crudo e malinconico testamento di Non insegnate ai bambini, ripercorreremo alcune fra le tappe più belle del lungo itinerario artistico di Gaber. Non facile orientarsi fra canzoni, sketch e monologhi, selezionando i più significativi: «Ho diviso lo spettacolo in quattro parti, mantenendo l'equilibrio fra le due anime dell'artista: quella personale e quella politica.

A spingermi è la passione per lo straordinario uomo di spettacolo, ma anche il fascino per un pensiero lucido ed estraneo a schieramenti, partiti e correnti».

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