«Quando inventò il caschetto anti-chemio»

Il direttore Orecchia, al suo fianco dal '94 per gestire il numero infinito di richieste

Maria Sorbi

«Ora continua tu. Sei uno che lavora tanto. Ce la farai». Così due anni fa Umberto Veronesi passò il volante della sua creatura, lo Ieo, a Roberto Orecchia, direttore scientifico dell'istituto. Ma non sparì, anzi. «Ci sentivamo tutti i giorni, non c'è mai stato un vero distacco - racconta Orecchia - Forse questo è il primo giorno in cui mi sento realmente solo».

L'amicizia tra Veronesi e Orecchia cominciò tanti anni fa, quando tutto ebbe inizio. «Io ero giovane e lavoravo a Torino - ricorda il direttore - Nel 1994 Veronesi mi chiamò a lavorare con lui e fui al suo fianco fin dal primo giorno di vita dell'istituto». Orecchia contribuì al «miracolo». E visse gli anni delle code infinite per un colloquio con il medico delle donne. «E lui, che era sempre molto preso, non si negava mai a nessuno - ricorda - e dopo le visite dedicava sempre qualche minuto a due chiacchiere con la paziente. Chiacchiere sacrosante, diceva, perché non dobbiamo curare solo la malattia ma la persona». Veronesi teneva molto anche all'aspetto umano e psicologico. «Avevamo studiato assieme il caschetto salva capelli da proporre alle donne che si sottoponevano alla chemioterapia. Lui era molto attento all'integrità della persona e cercava di tamponare la violenza delle terapie, soprattutto quando le chemio erano meno specifiche e più aggressive».

I ricordi potrebbero continuare all'infinito. Ma il clima che si respira fra i corridoi dello Ieo non parla solo di nostalgia e di dolere. Parla di una missione: quella di proseguire la grande sfida di Veronesi contro il cancro e di proseguire la ricerca. «Non ci si può limitare a definire Veronesi un oncologo - spiega Orecchia - è assolutamente riduttivo. La sua più grande capacità era quella di saper vedere lontano, di riuscire cioè a comprendere, prima e meglio degli altri, le prospettive del futuro. Per noi ora si tratta di accettare questa eredità e di affrontare, attraverso la riflessione, questo momento difficile. Il mio compito è comunque chiaro, ed è quello di garantire la continuità con la grande lezione medica e scientifica che Umberto ci ha trasmesso in questi ultimi venti anni di lavoro». L'attenzione dei ricercatori è concentrata su due fronti: le correlazioni fra tumore e sistema immunologico e il rapporto tra virus e cancro. Quando, pochi mesi, fa alcuni ricercatori hanno annunciato di aver trovato un «vaccino contro il cancro», Veronesi, pur frenando con cautela gli entusiasmi del momento, si era detto ottimista, soprattutto se i tumori in questione erano melanomi.

«Ci vorrà ancora parecchio tempo ma la strada è quella» aveva detto. E proprio quella è la strada su cui sono concentrati i suoi, sperando di bruciare le tappe e di arrivare davvero, un giorno, ad annunciare la vaccinazione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica