I milanesi forse ricorderanno quando, in un bagno di folla preelettorale, Giuliano Pisapia rassicurò gli inferociti residenti di piazzale Lavater, altra area presa di mira dai costruttori di autosilos: «Se diventerò sindaco non verrà mai più fatto scempio di tutte le nostre piazze, luoghi simbolo di Milano». E ancora, quando dichiarò nel suo manifesto tuttora in rete (www.pisapiaxmilano.com): «Troppi errori nel piano parcheggi, occorre un cambiamento radicale di approccio. La nuova amministrazione milanese dovrà riscrivere completamente il piano inserendolo nel nuovo progetto di mobilità che avrà al centro l'efficienza del trasporto pubblico e la riduzione del traffico privato per migliorare la qualità dell'aria». Bugie. Eh sì perchè se è vero che il progetto di «Expo Borgogna Parking» (che cosa c'entri Expo resta un mistero...)fu appaltato come tanti altri dalla giunta Albertini, è altrettanto vero che fu proprio la giunta Pisapia, in una seduta del 12 dicembre 2013, a chiedere pareri e nullaosta per l'approvazione del progetto definitivo del nuovo parcheggio interrato. Il paradosso è che il suggello al lungo iter burocratico, consumatosi in una segretezza quasi carbonara, avvenne pochi mesi dopo la delibera del 26 luglio 2013 con cui la giunta Pisapia annunciò la revoca e lo stralcio dal Piano Urbano di nove progetti di parcheggi sotterranei già approvati, ma i cui cantieri non erano mai iniziati: da piazza Risorgimento a piazza Leonardo, da piazza Gobetti a via Conchetta. Così, mentre con la mano destra la giunta cancellava «tutti gli interventi non più sostenibili», con la sinistra acquisiva autorizzazioni e assensi per approvare il progetto definitivo del parcheggio interrato, pubblico e per residenti, da realizzare «in project financing» nel sottosuolo di via Borgogna. Progetto, questo, per oscure ragioni giudicato «sostenibile» malgrado sia stato pensato nel cuore del centro storico e, quel che è peggio, in piena concomitanza con la mastodontica opera pubblica della nuova linea MM4, cantiere che impatterà su corso Europa e via Durini chiudendo l'area per cinque anni. Ma quella, si dice, è un'opera pubblica. E l'autosilo di «Expo Borgogna Parking», invece, che valenza pubblica avrebbe? Bella domanda. Per gli inesperti di marketing ricordiamo il significato di «project financing», che sta per «progetto senza oneri finanziari per la pubblica amministrazione su iniziativa di sponsor privati». Costo zero, cioè, per le casse del Comune: di «pubblico» qui ci sarebbe il primo dei quattro piani con posti auto a rotazione. Gli altri tre sarebbero invece destinati a box privati. Un'operazione, insomma, di tipo prettamente immobilare e su cui pendono inquietanti interrogativi.
«In fase di progettazione - chiede il Comitato dei residenti - sono stati fatti adeguati sopralluoghi presso tutti gli stabili condominiali? Chi li ha autorizzati? Sono stati eseguiti alla presenza e in contraddittorio con periti tecnici dei singoli condominii?». Appunto.MdM- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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