Quella generazione di giudici in pensione che occupa poltrone molto vicine alle istituzioni

Colombo, Forno, Grigo, Cioppa: un numero di toghe ancora abbastanza giovani si sono ritrovate con un sacco di tempo libero

A Napoli c'è un magistrato come sindaco, in Puglia un giudice fa il governatore. A Milano, per ora, la politica non è ricorsa al serbatoio degli uffici giudiziari per i vertici delle istituzioni. Ma un fenomeno nuovo e palpabile è la presenza diffusa di ex toghe in ruoli delicati a sostegno dei poteri ufficiali: comitati, authority, consulenze varie, di fatto una generazione di magistrati fuori ruolo sta fornendo know how al Comune e alla Regione. L'intervento pubblico del «Comitato Legalità» del Comune, guidato dall'ex pm Gherardo Colombo, a sostegno del sindaco Beppe Sala - di cui è stato certificato il buon diritto a restare al suo posto benché sotto processo - è solo un esempio di come la autorevolezza di queste voci possa servire da sostegno alle fragilità della politica.

A innescare la migrazione è stato l'abbassamento a settant'anni dell'età della pensione per i magistrati: di fatto, un numero di toghe ancora abbastanza giovani si sono ritrovate con un sacco di tempo libero. Ma è difficile non vedere nel fenomeno anche una certa ansia di legittimazione da parte degli amministratori pubblici. Chi meglio di un giudice o di un pm può garantire il rispetto delle regole?

Così ecco che Pietro Forno, ex procuratore aggiunto, specializzato nelle inchieste su pedofili e violentatori, dalla Procura trasloca direttamente nell'ufficio del Comune con vista sulla Galleria, come «Garante delle vittime vulnerabili»: nella stanza accanto alla sua c'è Gherardo Colombo, anche lui ex pm, oggi presidente del «Comitato per la legalità» di Palazzo Marino: di cui fa parte anche Federico D'Andrea, non ex magistrato ma ai magistrati assai vicino, visto che come colonnello della Finanza comandava la polizia giudiziaria della Procura.

Accanto a Carmela Rozza, assessore alla Sicurezza, fanno da consulenti Maurizio Grigo, a lungo giudice istruttore, e Stefano Dambruoso, pm prestato alla politica: il primo si occupa di scrivere il nuovo regolamento di polizia locale, il secondo di individuare e affrontare le aree di radicalismo religioso in città. A presiedere il Comitato antimafia del Comune è arrivata da poco, anche lei fresca di pensionamento, Carmen Manfredda, ferreo pubblico ministero negli anni dei sequestri di persona, e poi a lungo in Procura generale. La sua collega Annamaria Caruso è Garante per i diritti dell'infanzia, mentre Nicoletta Gandus, pretore e poi giudice, oggi presiede la Casa delle Donne.

In Regione, l'ex procuratore di Pavia Gustavo Cioppa è addirittura sottosegretario alla presidenza, mentre l'ex pretore Francesco Dettori ha

lasciato sbattendo la porta la guida dell'anticorruzione, prontamente sostituito dall'ex giudice Adriana Garrammone.

Tutti bravi, e poi lavorano gratis. Ma più che a Palazzo Marino a volte sembra di essere a Palazzo di giustizia.

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