Quanti enfant prodige in concerto a Milano C'è chi inizia a 4 anni

Dalla Scala al Quartetto, i giovani in scena La violinista Dego: «Il mio esordio? All'asilo»

Luca Pavanel

Ogni stagione concertistica ne ha almeno uno, ma spesso di più. Giovani o giovanissimi, alcuni ancora nei Conservatori. E di tanto in tanto in tournée. L'età dai 13 ai 20 anni o poco più. Chiamateli enfant prodige oppure come vi pare, certi non più tanto enfant, a dire il vero. Fatto sta che sono già piccole star, «fenomeni» dei cartelloni. Il pubblico si mette in coda per vederli. Qualche esempio? Praticamente da guiness Alexander Malofeev, il genio russo di soli quindici anni che ha suonato al pianoforte il Concerto di Ciajkovskij nella stagione della Filarmonica del Teatro della Scala. Tra i prossimi in programma, il ventiduenne Filippo Gorini, uno dei pochissimi allievi di Alfred Brendel. Ma per capire il fenomeno, partiamo da una testimonianza di serie «A».

«Il mio esordio? È stato a quattro anni - racconta divertita la sua storia l'ex bambina prodigio del violino Francesca Dego, oggi concertista di fama che si esibirà all'Auditorium Verdi di Milano il 27 febbraio con la Mannheimer Philarmoniker diretta da Boian Videnoff -. Quella prima volta è stato un piccolo recital davanti ai compagni della scuola materna, al mio paese, Colico; il mio primo concerto vero, invece, è stato l'anno dopo davanti al pubblico in una sala della California». Storia eccezionale la sua, sin dal principio «responsabilizzata dai miei riguardo all'impegno da mettere nello studio» e mai stressata per raggiungere gli obiettivi. «Sì, perché il pericolo a volte è proprio questo, che i genitori investano troppe aspettative sui loro ragazzi», con risultato di creare non pochi problemi, magari per una carriera (non facile) a loro non adatta. «Sono tanti quelli che si mettono in pista - conclude - la maggior parte però alla fine cambia strada».

La Dego è di «casa» alla Verdi, ente dove fin dalla sua nascita si è puntato proprio sui giovani. Anzi, sono stati proprio i ragazzi la prima «ossatura» musicale. «Abbiamo iniziato nel 1993 con le audizioni a livello europeo per formare l'orchestra - spiega Ruben Jais, direttore artistico ed esecutivo in Largo Mahler - Da allora è rimasto un nucleo di una trentina di strumentisti». Stagione dopo stagione, una passerella di piccole stelle poi diventate sempre più grandi. «Per esempio Luca Buratto - ricorda - ai tempi era studente del Berchet e suonò per i cento anni del liceo». Aspettando il violinista diciottenne Giovanni Andrea Zanon, che si esibirà alla Verdi dal 24 marzo, martedì 21 si può andare in Conservatorio a sentire uno dei campioni della Società del Quartetto di Milano: Filippo Gorini, anni 22. «Una nuova generazione di pianisti italiani si sta affacciando sulla scena artistica - spiegano all'associazione - Gorini è uno di questi: ha superato ben centocinquanta colleghi, tutti più anziani di lui, aggiudicandosi nel dicembre scorso l'arduo Concorso Beethoven di Bonn, primo italiano a ottenere il prestigioso riconoscimento». E ancora. Sempre dalle parti del Quartetto, in programma al talent-show di Casa Verdi ecco gli studenti-vincitori del Conservatorio. Per dirne alcuni: si va dalla violinista Chiara Borghese, 16 anni (recital 2 marzo) alla quindicenne arpista Francesca Marini (23 marzo), alla giovanissima di soli 13, la pianista Isa Trotta, in programma per il 27 aprile.

Infine al Teatro Dal Verme dal 30 marzo al primo aprile il violinista Marc Bouchkov.

«I Pomeriggi sono sempre stati una fucina di talenti - conclude il Maestro Maurizio Salerno, direttore artistico dell'orchestra -. Da noi, durante le stagioni, fin da giovani si sono esibiti alcuni dei più grandi. Penso a personaggi del calibro di Maurizio Pollini, Claudio Abbado e Daniele Gatti».

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