Quei designer che fecero dell'industria un'arte

Quei designer che fecero dell'industria un'arte

«S'ode un grido nella pampa: Carmencita abita qui?». E il Caballero Misterioso partiva tra cactus e pietraie assolate verso avventure... indimenticabili, perché ai veri artisti bastava un cono occhiuto e un largo sombrero per creare mondi e scolpire emozioni. Ricordi lontani, di quando la pubblicità era un'arte e dietro le quinte c'erano gli Armando Testa (fu lui a ideare gli esotici testimonial del caffè Paulista per Carosello), i Lele Luzzati, i fratelli Pagot... Ricordi che riprenderanno vita da stasera (auditorium Gio Ponti, ore 18.30) per quattro venerdì fino al 14 marzo, grazie a «Visioni d'Arte», un ciclo di 32 film e documentari, dagli anni '50 ad oggi, promosso dall'Associazione Silvia dell'Orso in collaborazione con Assolombarda. Tema di questa terza edizione della rassegna l' «incontro ravvicinato» tra arte e impresa. Ovvero: quando l'arte scende dalla sua torre d'avorio per entrare nelle nostre vite di tutti i giorni, a colpi di spot geniali, «disegnate» d'autore, residui industriali che diventano capolavori. Oggi si parte con «I pionieri», tre documentari che ripercorrono, tra interviste e immagini d'epoca, quel grande laboratorio di modernità che fu la Bauhaus e i grandi designer italiani del Novecento, da Munari ai fratelli Castiglioni, da Gaea Aulenti a Zanuso. Si bissa il 28 (Dal cinema a Carosello), per indagare l'universo delle animazioni cine-televisive firmate dai grandi disegnatori italiani.
Ci sarà molto lavoro per gli occhi, per la memoria e per il cuore: quanta voglia di mostrare e raccontare nei corti di Osvaldo Piccardo (per Pirelli, Nestlé e molti altri), e quanta passione nei lavori della Gamma Film di Gino e Roberto Gavioli, fondata a Milano nel 1953! Arte che entra nelle nostre case, dicevamo. Ma a volte capita l'opposto: cioè che siano proprio i nostri scarti, i materiali che non vogliamo, a diventare arte. Come quando Lucio Fontana e Fabio Mauri si avventuravano nelle fabbriche e ne uscivano con la materia prima per le loro opere. Non fa eccezione Enrico Castellani, che «estroflette» le sue tele grazie a chiodi, legno e metallo. A loro, ma anche ad Alexander Calder, Pietro Consagra e Pino Pascali, è dedicata la tappa del 7 marzo, sulla sperimentazione di nuovi materiali (In materia d'Arte), in cui si vedrà, fra l'altro, un rarissimo documento a colori di Fontana all'opera.
E se, come si dice, l'arte ispira l'impresa e questa fa vivere l'arte, tra le imprese che più hanno creduto nell'arte c'è senz'altro Olivetti, protagonista dell'ultima serata (Fare cultura è un'impresa, 14 marzo). Oltre all'unica intervista filmata ad Adriano, imprenditore e «talent scout» illuminato, si ripercorrerà la vasta produzione cinematografica culturale promossa dall'azienda di Ivrea.

Con una chicca: la proiezione del profetico corto «italian beat» di Nato Frascà L'informazione è ciò che conta (o Informazione leitmotiv), con l'imperdibile riflessione sulla comunicazione di massa di un giovane Enzo Jannacci (1969). Tutti gli appuntamenti, a ingresso libero fino ad esaurimento posti, sono all'Auditorium Gio Ponti Assolombarda di via Pantano, dalle 18.30 alle 20.

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