Quelle gallerie milanesi che inventarono il '900

Una mostra ricostruisce il ruolo avuto dai mercanti tra le due Guerre Un centinaio di opere e rari documenti

Mimmo di MarzioLa storia dell'arte, un po' come il campionato di calcio, è fatta più di uomini, geni e casualità che non di strategie. E nel Novecento italiano, in particolare tra le due guerre mondiali, Milano si trovò a recitare un ruolo cruciale per la presenza di artisti e movimenti che interagirono - a volte solo casualmente - con l'humus sociopolitico che sfociò nel Ventennio. Rivoluzioni e controrivoluzioni - dal manifesto futurista al neoclassicismo del Gruppo Novecento agli oppositori di Corrente - incrociarono sotto la Madonnina energie fondamentali e fonti d'ispirazione. Ma forse a ben poco avrebbe valso la genialità di artisti come Balla, Carrà, de Chirico, ASeverini, Wildt e Sironi, senza il sostegno di mercanti e mecenati. Una mostra intelligente promossa dalla Fondazione Stelline, che si inaugura giovedì nella sede di corso Magenta, sottolinea il ruolo che le gallerie d'arte milanesi ebbero nel ventennio tra il 1919 e il 1939, anni di stravolgimenti non solo culturali che misero il capoluogo lombardo sotto i riflettori internazionali. La mostra, a cura di Luigi Sansone e realizzata con i contributi di Elena Pontiggia, Nicoletta Colombo e Gillo Dorfles, costruisce un itinerario attraverso un centinaio di opere, sculture e documenti, mettendo in risalto nomi e luoghi a volte oscuri ma determinanti ad alimentare quel fermento. Gallerie come Il Milione, Bardi, Pesaro, Bottega di Poesia, Scopinich, ma anche riviste come Pegaso, Pan e soprattutto Corrente; furono i protagonisti dietro le quinte del successo e delle parabole di artisti osteggiati o sostenuti dal sistema politico. Tra gli anni Venti e Trenta, nel periodo in cui Margherita Sarfatti promuoveva alla Galleria Stupinich «quindici artisti del Novecento italiano» (Carrà, Funi, Marussig, Tosi, Wildt a altri), il movimento futurista prese slancio con una serie di grandi mostre e rassegne ospitate dalla galleria Pesaro, tra cui: Trentaquattro pittori futuristi, Mostra di Trentatrè artisti futuristi, Mostra dell'architetto Sant'Elia e 22 pittori futuristi, Mostra futurista di aeropittura. L'esposizione delle Stelline mette in luce anche il ruolo avuto dai mercanti nell'avvento dell'Astrattismo in Italia, recepito nei primi anni Trenta dall'architetto Giuseppe Terragni e da un gruppo di artisti di Como come Mario Radice, Carla Badiali, Aldo Galli, Carla Prina. Epicentro a Milano fu la galleria Il Milione aperta nel 1930 dai tre fratelli Ghiringhelli. Lo spazio espositivo di via Brera diventò il punto di riferimento non solo per i pittori astrattisti ma anche per gli architetti razionalisti, poeti e scrittori. Non solo. Gino Ghiringelli, deus ex machina della galleria, ebbe il merito di portare in Italia i dipinti dei nostri artisti giacenti nei depositi di Leonce Rosemberg, di rivalutare i futuristi e di importare i primi Matisse, Rouault, Kandinsky e Wolfs. Non meno attiva in quegli anni fu la galleria d'arte fondata da Lino Pesaro, primo ad esporre Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo e, nel 1923, le opere degli artisti del Gruppo Novecento, oltre a storiche personali di Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Arturo Martini.

La galleria di via Manzoni divenne poi il maggior centro di promozione del futurismo . Un'attività che si concluse tragicamente il 31 dicembre 1937 con la «Mostra dei sette di Brera», a causa del suicidio di Lino Pesaro, di origini ebraiche. Alla vigilia delle leggi razziali.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica