«Questa è una rapina: ecco il mio diploma da delinquente»

«Questa è una rapina: ecco il mio diploma da delinquente»

Rosario Chiarchiaro alla fine ottenne la sua «patente», quella di jettatore con la quale appostarsi davanti a un negozio ed essere poi pagato per sloggiare. Ma il protagonista della commedia di Pirandello è stato forse superato dall'ingegnosa trovata di Luigi Danesi, 30 anni. Anche lui con una «patente», la diffida della questura, in quanto pregiudicato, da mostrare ai passanti per spaventarli e quindi depredarli. E il primo colpo con questa «arma» l'uomo lo mette a segno il 23 settembre, 24 ore dopo aver ricevuto l'avviso del questore. In quell'occasione rapina cellulare e scooter a un ventenne. Poi il 29 costringe un altro ventenne a effettuare un prelievo al bancomat, ma la macchinetta si inceppa. Quindi il 21 ottobre e il 6 novembre rapina per due volte il barista sotto casa: primo colpo da 80 euro, secondo, questa volta usando come arma supplementare un cavaturaccioli, da 150. Insomma diventa il «terrore» di via Solari, zona dove risiede ed è solito colpire a viso scoperto, certo che la sua diffida sia sufficiente a incutere rispetto. Ed è talmente convinto di essere un vero duro, da aprire un profilo Facebook, con il nomignolo di «camorrista». Non ha fatto i conti con la realtà, spesso assai più dura dei nostri sogni: Luigi Danesi non è un camorrista, non è un duro, nemmeno un vero delinquente.

Lasciamo ai lettori individuare l'aggettivo giusto. Le sue vittime sono corse dai carabinieri che l'hanno impacchettato in quattro e quattr'otto. E ora, rinchiuso in una scomoda cella di San Vittore, chissà chi crederà di essere diventato.

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