La scuola è intitolata a Pino Puglisi, il sacerdote siciliano che della legalità e della integrazione aveva fatto una missione prima di essere ucciso dalla mafia. Eppure a qualcuno degli studenti di questa scuola media di Buccinasco il messaggio di don Puglisi sta faticando a entrare nella coscienza. Al punto che un docente colpevole solo di avere fatto il suo dovere è finito nel mirino di un gruppo di alunni, che per recapitagli la loro minaccia non hanno esitato a fare irruzione di notte nella scuola, distruggendo e imbrattando ovunque, e lasciando i loro messaggi: uno diretto esplicitamente al prof, «F. morto». L'altro una rivendicazione quasi malavitosa del proprio potere, tracciata su una lavagna lordata: «Comandiamo noi».
L'insegnante minacciato di morte è un prof di spagnolo, lo descrivono tutti come un uomo pacato e incline al dialogo. Ma non è bastato. Forse un brutto voto, forse un richiamo all'ordine, e i destinatari hanno deciso di rispondere a modo loro. L'aspetto impressionante è l'età dei protagonisti: a meno che l'impresa non sia stata data in appalto a qualche fratello maggiore, i più «vecchi» tra gli allievi del professore sono gli studenti di terza media, ragazzi di tredici o quattordici anni.
Il gruppo ha iniziato sabato la sua notte brava incendiando alcuni cestini dei rifiuti nel parco vicino la scuola, poi scavalcando le recinzioni, forzando le porte d'accesso alla mensa, spaccando i vetri, svuotando gli estintori, spargendo rifiuti ovunque, scrivendo gli insulti e le minacce. Tra gli obiettivi della spedizione, la segreteria dove i ragazzi hanno trovato e distrutto i compiti in classe, convinti forse di distruggere le prove del loro rendimento. Quando ieri mattina il personale ha aperto la scuola si è trovato di fronte a un tale disastro che il preside ha rimandato tutti a casa: scuola inagibile in attesa di pulizia e sanificazione.
Le indagini sono affidate ai carabinieri, che stanno cercando tra le telecamere di sicurezza della zona qualche video utile per identificare i giovani vandali. Ma il sindaco Rino Pruiti invita i colpevoli a giocare d'anticipo e a presentarsi spontaneamente: siamo di fronte, dice il primo cittadino, a «una ferita alla scuola e alla comunità».
«Non possiamo tollerare - aggiunge Pruiti - comportamenti del genere e lancio un appello ai ragazzi e alle famiglie: fatevi avanti, confessate prima di essere identificati perchè dopo le conseguenze saranno peggiori». La scuola di via Tiziano è da sempre attenta ai problemi della devianza giovanile, e dall'anno scorso opera al suo interno un team anti-bullismo: ma neppure questo è bastato.
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