Via al Ramadan, ma i ristoranti di Marocco e Iran fanno il pieno

Ad Expo anche il Ramadan diventa un paradosso. I ristoranti più quotati sono proprio quelli dei paesi a digiuno, Marocco e Iran in testa. E nelle cucine il personale, che non può toccare ne' cibo ne' acqua fino alle tre di notte, prepara pietanze no stop per i turisti occidentali: tajine di pollo, riso al curry, carni speziate, macedonie con i frutti tipici. "Ma non c'è problema - spiega un cuoco marocchino - siamo abituati, ce la facciamo". Non è un problema nemmeno il caldo del Decumano, nulla a confronto di quello del deserto del Qatar.

Il Ramadan viene rispettato alla lettera e ogni padiglione islamico si è organizzato da se', creando dei piccoli spazi riservati alla preghiera nel retro, tra gli uffici. Nessuno al momento ha chiesto allo staff di Expo un'area comune per poter radunare i fedeli musulmani. A dirla tutta, gli organizzatori dell'Esposizione si erano offerti di dedicare uno spazio alla "moschea" di Expo ma l'invito non è stato colto. Chi può, il venerdì, sale sul metro' e raggiunge Lampugnano, a poche fermate da Rho, per la preghiera collettiva. Chi non può, resta a lavorare e prega per i fatti suoi. Alla fine si è' riusciti a trovare un equilibrio, alternando i turni con i musulmani non osservanti, che non rispettano il digiuno.

La giornata scorre veloce ad Expo: i dipendenti di Kuwait ed Emirati Arabi non hanno nemmeno il tempo di pensare a fame e sete, talmente sono presi a dare

indicazioni e gestire le code dei turisti. Idem in Iran. Meno folla al padiglione, più riservato, del Barhein, dove il raccoglimento in preghiera risulta ancora più facile: poca gente, pareti bianche e palme in stile oasi.

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