di Giannino della FrattinaUna domanda. Quei cinesi che nemmeno leggono l'italiano, che «Carta dei valori» hanno mai firmato per poter votare alle primarie del centrosinistra? E i presidenti di seggio che avrebbero dovuto far rispettare le regole dov'erano? A mangiare un panino?Gli stranieri fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare, tipo votare alle primarie del Pd. Lo sberleffo del web seppellisce il carrozzone organizzato per scegliere il candidato sindaco. E che rimarrà nella storia per il grosso guaio a Chinatown, vista la coda dei cinesi ai seggi con tanto di modelli precompilati per votare il commissario Expo Giuseppe Sala.Che c'è di male? Sono residenti e hanno diritto di voto. Così come fanno comodo quando tagliano i capelli a 5 euro e aggiustano gli iPhone a prezzi stracciati, si sono difese le anime belle renziane beccate con le mani nelle urne. Peccato che la democrazia sia essenzialmente regole. Che dal Contratto sociale di Thomas Hobbes in poi, si sia deciso di superare lo stato di natura e l'homo homini lupus. E così il voto si basa (o si dovrebbe basare) sulla consapevolezza e sulla coscienza. Gesto fondamentale su cui la democrazia si regge. E a cui si dovrebbe attribuire inscalfibile sacralità.Così non è per le primarie. «Chi è il sindaco di Milano?», ha chiesto un giornalista de La7 a un cinese al voto. «Monti», ha risposto confondendolo con l'ex premier. A dimostrazione che la critica a Pisapia non era certo il motivo per cui da via Sarpi son partite le carovane a votar Sala, seguendo gli ordini del capobastone. E anche le fotografie alle schede con la preferenza a Sala, non rientrano certo nel comportamento richiesto a chi vota in un Paese civile. L'avesse fatto un italiano, il voto sarebbe stato subito annullato. «Sono pochi i cinesi che hanno votato», si affanna la burokratia pd. Ignara che anche un solo voto irregolare renda nulla una consultazione democratica. Come fosse questione di numeri e non di principi.
Ora, che la comunità cinese non sia poi così avvezza alla democrazia non può certo meravigliare. Ma che a non essere avvezza ai principi della democrazia sia questa nuova razza padrona renziana di cui Sala è l'ariete a Milano, questo sì che deve preoccupare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.