Razze, Fontana spiega La Comunità ebraica: «Una persona perbene»

Il candidato chiarisce e attacca Gori-Bonino Il presidente degli ebrei milanesi lo difende

Razze, Fontana spiega La Comunità ebraica: «Una persona perbene»

Alberto Giannoni

Dal commissario europeo ai consiglieri di zona, sulle discutibili dichiarazioni di Attilio Fontana a «Radio Padania» sono intervenuti tutti. Per attaccare, manifestare sdegno e chiedere al candidato governatore un passo indietro. Lui, l'ex sindaco di Varese, ieri è tornato sulle parole che evocavano la «razza bianca» e ha ammesso «di aver usato una espressione inappropriata». Il concetto che voleva esprimere, lo ha spiegato così: «Io - ha detto a Tgcom24 - volevo semplicemente evidenziare come un discorso lasciato al caso rischi di essere devastante per il nostro Paese. Io da cittadino italiano mi vergogno di vedere immigrati che vivono in case abbandonate e sono preoccupato del fatto che rischino di entrare nella malavita organizzata per sopravvivere». «Ammetto di aver usato un'espressione inopportuna - ha aggiunto - Dovrebbero cambiare la Costituzione però, perché si parla di razze. Il problema va affrontato, perché la situazione rischia di esplodere e di creare problemi di carattere sociale». Quindi ha citato a esempio il Parco delle Groane dove un bosco è «ormai inaccessibile ai cittadini, perché è diventato un luogo dedicato allo spaccio da parte di magrebini». Sull'immigrazione, non fa passi indietro e cita l'accordo fra il rivale Giorgio Gori e i Radicali: «Bonino appoggia Gori. Gori è quello delle moschee e la Bonino è quella che a una tv araba ha dichiarato che da qui al 2025 servono oltre un milione e mezzo di immigrati l'anno. In 10 anni sono 16 milioni, il doppio degli abitanti dell'Austria. Una follia».

Attaccato da sinistra, compreso il sindaco Beppe Sala, Fontana ha trovato totale solidarietà da Tony Iwobi, responsabile Lega per l'immigrazione: « I primi che discriminano la cultura di un popolo - ha detto - sono coloro che pretendono di omologare le diversità. L'amico Fontana ha semplicemente preteso il rispetto della cultura del paese ospitante e l'importanza che le tradizioni di un popolo siano preservate: il concetto è stato chiarissimo e soprattutto senza alcun intento discriminatorio. Se poi certi giornalisti e la sinistra ne hanno fatto un caso nazionale, lo hanno fatto spudoratamente per i loro interessi». E nonostante il giudizio severo su quelle dichiarazioni di Fontana, parole di amicizia che smorzano le polemiche gli sono arrivate anche dal co-presidente della Comunità ebraica Raffaele Besso: «Conosco da molti anni Attilio Fontana - ha detto Besso - e l'ho sempre ritenuto una persona perbene». «Questa cosa mi ha meravigliato perché ritengo sia molto grave» ha detto Besso, ma «ho preso atto del fatto che si sia rimangiato quello che ha detto affermando che è stato un lapsus». Besso ha auspicato da tutti toni più moderati, anticipando che chiederà chiarimenti a Fontana, «ma non cambierò il parere che ho di lui» ha detto. E Fontana si è detto «profondamente colpito» dalle parole di Besso. Ha riconosciuto che la Comunità ebraica «è una risorsa inestimabile per Milano e per la Lombardia e io - ha aggiunto - sarò sempre al loro fianco, e al fianco di Israele, nei prossimi 5 anni come lo sono stato negli ultimi 20». A Milano, peraltro, è più aperta che mai la discussione su quali siano oggi i veri veicoli dell'odio e le reali minacce. Il caso Fontana si intreccia quindi con quello degli slogan antisemiti scanditi nel corso di un corteo filo-palestinese.

E Roberta Vital, che è anche componente dell'Osservatorio Solomon contro le discriminazioni, sottolinea proprio questo doppiopesismo: «Se dici "razza bianca" si sollevano (giustamente) i media. Se urli "a morte gli ebrei" i media spariscono. Spiegatemi come funziona oggi perché non ci arrivo davvero».

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