Cronaca locale

Regionali, ticket Maroni-Gelmini. Il Pdl: "Ma prima il patto politico"

Torna l'asse del Nord. La linea per il Pirellone: sì a un candidato leghista dopo l'accordo nazionale

Mariastella Gelmini alla riunione del Pdl
Mariastella Gelmini alla riunione del Pdl

Un ultimatum alla Lega un po' troppo ondivaga sulla possibilità di ricomporre con il Pdl la grande alleanza del centrodestra. E così dal vertice convocato ieri sera da Silvio Berlusconi nella sua residenza milanese in via Rovani, non è ancora uscito il candidato alle prossime regionali. Qualche nome? «Al tavolo ce ne era più di uno presente», ha assicurato al termine il coordinatore regionale Mario Mantovani. Dimostrazione che l'ipotesi di presentare un proprio uomo (o donna) è ancora sul tavolo. Anche se tutto sembra ormai convergere verso l'alleanza con la Lega e il ticket tra il suo segretario Roberto Maroni e l'ex ministro Mariastella Gelmini, da designare come sua vice.
Un incontro «molto positivo e molto costruttivo», racconta Berlusconi uscendo a piedi accompagnato da Francesca Pascale e dalla deputata Maria Rosaria Rossi per entrare alla pizzeria «Mamma Oliva» in via Vincenzo Monti 33, dove ha cenato anche con la figlia Marina e i due nipoti. Ha ordinato al tavolo 5 margherite con bufala, tre al trancio, due pizze salsiccia e friarelli. L'ex premier si è rilassato e ha scherzato con i camerieri. Una chiusura alla Lega e il tramonto dell'appoggio a Maroni? «No, no, tutt'altro. Abbiamo deciso di sederci a un tavolo e di partire dall'alleanza nazionale e scendere, positivamente per loro, a quella in Lombardia ». Perché non è un mistero che sia sempre stato proprio Berlusconi il maggior sostenitore della necessità di tessere un patto con il Carroccio da giocare sia in chiave regionale che nazionale. Ed è altrettanto chiaro che l'annuncio della sua ridiscesa in campo per Palazzo Chigi abbia rimescolato le carte. E dato più vigore ai falchi del Pdl che mal digeriscono l'ipotesi di rinunciare proprio alla Lombardia, la culla della prima Forza Italia che si appresta a risorgere dalle ceneri della Seconda Repubblica. E allora, dovesse riprendere quota l'ipotesi del candidato pdl, non resta che spuntare i nomi dei presenti. Oltre alla stessa Gelmini e a Mantovani, il segretario Angelino Alfano, Ignazio La Russa, Daniela Santanché, Roberto Formigoni (nella foto), Viviana Beccalossi, Paolo Romani, Maria Vittoria Brambilla, Maurizio Lupi e Luigi Casero. Non era presente, ma a girare è anche il nome dell'assessore alla Sanità Melazzini. «Prima di parlare di candidato in Lombardia - ha frenato Mantovani -, bisogna parlare di contesto nazionale». Perché a questo punto decisiva diventa la scelta della data del voto per decidere coalizioni e strategie. Specie se, come ha fatto ieri il presidente della Camera Gianfranco Fini, si comincia a parlare del 10 febbraio. «Per noi - ha detto Mantovani - è prioritario che la Lega esprima la sua posizione in un quadro nazionale». Anche se l'appoggio a Maroni rimane una possibilità. «Potrebbe essere la soluzione, ma non l'unica».
Certo, da sciogliere rimane il nodo dell'ex sindaco Gabriele Albertini che ha annunciato di non voler più rinnovare la tessera del Pdl, ma rischia di portare via punti decisivi alla possibile coalizione dei moderati. «Albertini - ha sottolineato Mantovani - in questo momento è un parlamentare del Pdl, se recede da questo rapporto spigoloso con la Lega, è uno dei candidati possibili». E, in questo caso, torna l'ipotesi di primarie di coalizione per decidere il candidato. «Si, ci potrebbero essere», conferma la Beccalossi nei panni di vice coordinatore. Non solo, perché dice che tra i possibili nomi individuati dal Pdl «ci sono più donne». Forse, oltre alla Gelmini, anche lei che è stata un'apprezzata numero due in Regione .

Nessun commento ufficiale da Formigoni.

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