Regione dà la caccia al virus "indiano"

L'assessore Moratti: "Nessun caso riscontrato"

Regione dà la caccia al virus "indiano"

La Regione dà la caccia alla variante indiana. A preoccupare l'eventuale espansione «silenziosa» della ultima mutazione del coronavirus: se è relativamente semplice, infatti bloccare i voli diretti che arrivano dall'India «non si ha traccia di tutte le persone arrivate da India, Bangladesh e Sri Lanka nell'ultimo mese, anche passando da scali di altre città europee». Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo Misto nel consiglio regionale della Lombardia, ha depositato una mozione urgente al Consiglio regionale per «chiedere al governo di fornire tutti i dati disponibili sui rientri da quei Paesi, affinchè la regione Lombardia predisponga tutti i controlli necessari». Sono oltre 100mila infatti i cittadini residenti nella nostra regione provenienti dai tre Paesi asiatici, che rappresentano le comunità più numerose d'Italia. «È evidente che la portata degli scambi e dei contatti diretti con quell'area non possono lasciarci tranquilli, visto che i controlli sono iniziati solo pochi giorni fa e che per stessa ammissione di alcuni passeggeri sbarcati a Roma, con qualche dollaro è possibile procurarsi falsi certificati di negatività».

Al momento in Lombardia non è stato sequenziato alcun caso di variante indiana. A comunicarlo l'assessorato al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti rispondendo a un'interrogazione in Consiglio regionale. L'assessore Moratti ha sottolineato che dal 20 dicembre a oggi, «i soggetti a cui è stata genotipizzata una variante sono: 5.4234 per la variante inglese, 33 per quella sudafricana, 50 per quella giapponese, 33 per quella nigeriana». Oltre a queste non è stata individuata «nessun'altra variante» di interesse scientifico. L'assessore ha spiegato che i dati vengono trasmessi quotidianamente da Aria alla piattaforma nazionale disposta dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS) nell'ambito del «Sistema di sorveglianza nazionale.

Lo stesso assessore al Welfare ha condiviso la necessità di un maggiore monitoraggio: «Siamo indietro

con le genotipizzazioni: sarà mia cura portare la questione in conferenza con gli altri assessori alla Salute per presentare poi una proposta al governo per aumentare il sequenziamento così come viene fatto in altri Paesi».

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