Quando si vota in Regione Lombardia? Roberto Maroni, dopo che sul tema si è discusso in consiglio federale della Lega, pubblicamente ha frenato sull'ipotesi di andare al voto il 22 ottobre, contemporaneamente al referendum consultivo sull'autonomia. «Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto che si vota in primavera e io ho detto che voglio fare l'election day tra regionali e politiche. Ergo, per sillogismo: si vota in primavera» le parole del presidente della Regione.
Una dichiarazione che ha stupito, anche perché per Maroni e per la coalizione di centrodestra i risultati delle amministrative hanno modificato lo scenario. E il presidente della Regione, così come la coalizione che lo sostiene, avrebbero tutto l'interesse ad andare al voto subito, raccogliendo il consenso elettorale che è arrivato dalle recenti tornate amministrative. L'ipotesi delle elezioni anticipate, dopo il voto, non è per tramontata come potrebbe sembrare a prima vista.
Nei ragionamenti è entrato anche il ruolo televisivo di Cristina Parodi, la moglie di Gori: alla nota giornalista è stata affidata la conduzione della prossima stagione di «Domenica in» su Raiuno. La visibilità in campagna elettorale potrebbe aiutare Gori e ridurre la competitività della candidatura di Maroni, anche perché intorno al nome del sindaco di Bergamo si è organizzata una coalizione che arriva fino a Pisapia, visto che l'ex sindaco di Milano non ha bocciato il nome di Gori. E c'è persino chi ipotizza che alla fine possa candidarsi persino Pisapia.
Così, a fianco di Maroni, nella Lega e anche ai vertici di Forza Italia, oltre le dichiarazioni ufficiali, continua a mantenere forza il progetto di chi spinge per andare al voto rapidamente, capitalizzando così i risultati elettorali e separando le regionali dalle politiche. A sinistra resta il tema delle primarie: accelerare potrebbe voler dire farle saltare, anche se dal Pd si è già fatto avanti a chiederle Fabio Pizzul, che si dice deciso a correre.
L'election day non aiuterebbe Maroni, costretto a candidarsi con la sua maggioranza che arriva fino a Lombardia popolare, il nome regionale di Ap (e con una legge elettorale che ha il premio di coalizione). Al contrario, alle politiche - dove con ogni probabilità si voterà con una legge che favorisce gli interessi del singolo partito - Maroni farebbe i conti con una campagna elettorale da «guerra» anche tra gli alleati prossimi.
Così, si lavora per trovare un accordo politico nazionale che consenta al centrodestra di andare al voto con le dimissioni dei consiglieri regionali, senza che Maroni debba dare le dimissioni e senza arrivare a scegliere un vicepresidente. Un'altra questione di dibattito è proprio se andare al voto contemporaneamente al referendum sull'autonomia e le incognite nel separare la data sarebbero troppe.
In questo momento le discussioni sono in corso e la situazione si chiarirà entro la fine di luglio: tra il 28 e il 31 si voterà per l'assestamento di bilancio e dimissioni del consiglio prima di questa data sono impensabili, a meno di non voler far precipitare la Regione in una situazione di caos.
Un ruolo
importante sarà giocato anche dal gruppo di Lombardia popolare: toccherà anche a loro prendere posizione in maniera chiara, prima che siano definitivamente chiari gli scenari centristi nazionali che li riguardano più da vicino.
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