Cronaca locale

Tra Renzi e sindaco (e gli assessori sponsor) ormai volano schiaffi

Sala non si schiera, l'ex premier non lo cita Majorino: «Vendettine». Scavuzzo: «Veleni»

Tra Renzi e sindaco (e gli assessori sponsor) ormai volano schiaffi

«Dopo il 30 aprile viene il primo maggio, non dimentichiamocelo» scriveva ieri in fondo a un lungo intervento su Facebook Anna Scavuzzo, vicesindaco di Beppe Sala e renzianissima. Una posizione particolarmente scomoda da qualche mese a questa parte. I rapporti tra sindaco ed ex premier sono tesi da tempo e il giorno dopo il voto delle primarie, se vincerà Matteo Renzi, si aspettano tutti un regolamento di conti. A scatenare le ultime scintille, la tappa due sere fa al teatro Parenti di Renzi per la campagna. Non è un mistero che i renziani abbiano tentato fino all'ultimo di convincere Sala a partecipare. Niente da fare. Alla vigilia anzi ha dichiarato che (almeno) voterà alle primarie ma «non dirò fino all'ultimo per chi». Punto. E Renzi è uno «che se le lega al dito, verrà il momento» continuano a ripetere fuori microfono i suoi fedelissimi. Intanto, sul palco del Parenti persino parlando di Expo è riuscito a non citare mai l'ex manager, piuttosto ha ricordato che «è stata un'idea della Moratti» e l'ha ringraziata. «Il renzismo che mi fa paura - ha aperto la polemica su Facebook l'assessore dem Pierfrancesco Majorino, schierato alle primarie con il ministro Andrea Orlando, ieri alla Fondazione Feltrinelli con Giuliano Pisapia e poi in Darsena per una festa coi supporter - è quello delle vendettine. Trovo ad esempio surreale il fatto che Renzi e Maurizio Martina parlando di Milano e di Expo si siano dimenticati di citare Sala. La cui unica colpa, evidentemente, è quella di essere un sindaco indipendente. E forse questo è il motivo per cui sta piacendo a molti, oltre le attese». E precisa che «il modello Milano non è di proprietà di un uomo solo o di una corrente politica. È un progetto forte se unitario e patrimonio di tutti. E questo vale sia se si sta dalla parte del capo nazionale del momento sia se si sceglie di ragionare a prescindere dagli schemi romani». Orlando ieri ha ribadito che è un modello di centrosinistra largo «da replicare in Italia». Ca va sans dire che il commento ha scatenato una lunga serie di scambi al vetriolo tra fan di Majorino e «turborenziani», sintomatico del clima. La Scavuzzo prova a sminare il campo. Per sottolineare lo stile (opposto) del collega di giunta precisa che «una cosa che in passato mi ha tenuta lontana dalla vita di Partito è stata quella conflittualità quasi cieca che menava fendenti più all'interno del Partito che nei confronti degli avversari politici. Non ho mai capito il fuoco amico e ho sempre cercato di non praticarlo». Forse pochi, prosegue, «avrebbero voluto più di me avere a fianco Sala. Quindi penso di poter parlare senza che si pensi a vendettine e sgarbi. Beppe ieri sera non c'era e non nascondo che mi sia dispiaciuto. Tuttavia tutti abbiamo rispettato la sua scelta di tenere equidistanza dai candidati, anche da quello che forse più di tutti promuove una politica capace di attuare riforme, di ascoltare per poi fare, di guardare lontano, una politica che tanto risuona nell'agire quotidiano di Beppe. A ogni modo, ho rispettato la sua scelta maturata in piena libertà, anche se avrei preferito diversamente. Ci ha chiesto di rispettare la sua volontà di non esplicitare la propria preferenza per uno dei candidati e anche io sul palco ho evitato di nominarlo. Andiamo avanti con la campagna congressuale senza menare fendenti ai compagni di Partito e teniamo il sindaco al riparo dalle polemiche. E poi dopo il 30 aprile viene il primo maggio».

Appunto.

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