Cronaca locale

Renzi fa l'autocritica con Al Pacino: "Ma diranno che il Burian è colpa mia"

L'ex premier tra i candidati pd. Assenti Sala e Gori ma c'è anche Totò

Renzi fa l'autocritica con Al Pacino: "Ma diranno che il Burian è colpa mia"

«Ogni maledetta domenica». Al Teatro Parenti si aspetta Matteo Renzi, che ha appena twittato una foto sull'autostrada per Milano coperta di neve e spunta un film con Al Pacino. «Siamo all'Inferno. Possiamo rimanerci o scalare le pareti. Io ho sperperato tutti i miei soldi, ho cacciato via quelli che mi volevano bene e mi dà fastidio la mia faccia nello specchio» dice Tony D'Amato e, anche se in sala gli squali alla Sharks sono i parlamentari del Pd, mancano il sindaco Giuseppe Sala e soprattutto il candidato governatore Giorgio Gori, siamo al massimo dell'autocritica renziana.

Eccolo, colui che un tempo era l'autarchico premier, che cerca la salvezza nella «squadra» dem. Tutti battono le mani, anche se l'aria non è di vittoria. Lui resta nella parte: «Dicono che sia il football ma è l'ultima settimana di campagna elettorale». Scherza amaro su Berlusconi che promette di ridurre la tasse: «Vedendolo da Vespa, mi è sembrato di tornare al'università». Rivendica unioni civili, biotestamento e tutto ciò che l'ha fatto «litigare con tanti sacerdoti amici». Critica Salvini che si presenta in piazza Duomo col Vangelo, poi non sfugge alla citazione religiosa: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. È la lezione di laicità di Gesù Cristo».

Il clima è mesto, nonostante le risate. «C'è qualche indeciso?» chiede speranzoso. «Noooo» gli rispondono dalla platea. E lui: «Malissimo». Poi: «Non è me che dovete convincere. Io voto Pd, nonostante Matteo Renzi». E ancora: «Sono un pessimo direttore marketing». In platea sghignazzano anche quando sullo schermo del Parenti arriva Totò e Renzi dice che da lui scappano tutti per il confronto: fugge Di Maio e fugge Salvini, «perché hanno pura di un dialogo vero».

Intanto lui sa che il nemico è là dove non dovrebbe stare, a sinistra, tra dalemiani e grassiani: «Si può far perdere Giorgio Gori perché avete antipatie personali? Io non sono per il voto utile, sono contro il voto inutile». Evoca le pistole di Trump agli insegnanti, i martiri cristiani in tutto il mondo, ma anche il 5stelle Di Maio che va al Quirinale anzitempo. «La tempesta di vento Burian? Mi aspetto che le fake news grilline dicano che è colpa mia».

Un finale in stile.

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