Cronaca locale

Riapre in piena Brera la Casa degli Artisti Atelier donati alla città

Fondata un secolo fa, ospitò maestri come Luciano Fabro. Il restauro dopo il degrado

Mimmo di Marzio

A volte i miracoli accadono. E ha davvero del miracoloso la riapertura alla città della Casa degli Artisti di Brera, edificio di oltre 1.200 metri quadri più 450 di spazi esterni in corso Garibaldi nata nel 1909 per passione e volontà di una famiglia di mecenati, i fratelli Bogani, che lo destinarono ad atelier per talenti. Caduto nel dimenticatoio e nel degrado a partire dagli anni Settanta, epoca in cui fu quartier generale del maestro d'Arte Povera Luciano Fabro e altri artisti di fama internazionale, ieri è tornato a vivere grazie all'impegno delle istituzioni e a un raro esempio di sinergia pubblico-privato. Dopo un lungo restauro e la promulgazione di un bando pubblico, la Casa degli Artisti torna alla sua vocazione originaria affidata ad un cartello di associazioni culturali impegnate sul territorio: capofila è Zona K, impegnata nel teatro sperimentale, in sinergia con That's Contemporary, Atelier Spazio XPO', NIC Nuove Imprese Culturali e l'impresa sociale Centro Itard Lombardia. Nei prossimi mesi sarà presentato il programma dei contenuti che metterà al primo posto l'assegnazione di studi residence per artisti, senza vincoli di età nè di discipline.

All'inaugurazione erano presenti l'assessore alla Cultura del Comune Filippo Del Corno e l'assessore del Municipio 1 Luca Foschi, a cui non è parso quasi vero tagliare il nastro di un'operazione cultural-urbana impeccabile per tante ragioni, indipendentemente dal prodotto che sapranno confezionare gli inquilini, «che hanno comunque la responsabilità - ha sottolineato Del Corno - di restituire questo centro alla città con attività culturali che mettano al primo posto la condivisione con il territorio». La ragione principale per cui la Nuova Casa degli artisti è una nuova perla nella Milano post-Expo riguarda le motivazioni che mettono la cultura e le idee al centro dello sviluppo di una città che sta attirando in questi anni grandi investimenti ma anche progetti per la ricerca.

L'immobile, perfettamente ristrutturato con ampi spazi espositivi e laboratori per gli artisti di oggi e di domani, è un esempio di lungimiranza poichè assai più facile sarebbe stato, considerata la ghiottissima ubicazione (siamo nel cuore di Brera), metterla a reddito con la cessione a fondi immobiliari privati. Un po' come sta accadendo per il teatro Menotti.

Questo purtroppo pareva il destino della Casa degli Artisti quando la giunta Moratti ne decise prima lo sgombero e poi la demolizione, ed è appunto un miracolo se oggi - anzichè inaugurare uno spazio dedicato ai giovani e alla ricerca artistica che certamente rivitalizzerà un centro storico sempre più a vocazione commerciale - ad aprire i battenti non sia l'ennesima multinazionale del lusso. La cultura non ha colore politico e dipende solo dalla sensibilità del manovratore e il primo miracolo fu, nel 2015, bloccare l'operazione immobiliare e riqualificare l'edificio di proprietà del Comune grazie alla sinergia con altrettanto lungimiranti privati: nella fattispecie, la società La Ducale Spa del gruppo Tecnocasa a cui - con il progetto di Arassociati diretto dagli architetti Aldo Fontana e Tanja Bekjarova - va tutto il merito del secondo miracolo. Ovvero compiere non soltanto la ristrutturazione esterna a scomputo degli oneri di urbanizzazione relativi alla costruzione di un condominio privato in corso Garibaldi, ma ultimare l'intero progetto interno a spese proprie come donazione alla città (quasi un milione di euro).

Chapeau.

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