Rissa sui fondi per le mamme: per gli stranieri ora è più difficile

La revisione dei criteri per assegnare i fondi per il sussidio alla maternità chiesta dall'assessore leghista al Welfare Cristina Cantù, scatena la guerra nel centrodestra. Si tratta dei Fondo Nasko e Cresco stanziati per aiutare le madri che in difficoltà economica rinunciano a interrompere la gravidanza a fronte di un progetto personalizzato in collaborazione con i Centri di aiuto alla vita. Rispondendo a un'interrogazione, ieri la Cantù ha chiesto di far salire da uno a cinque il numero degli di residenza in Lombardia per ottenerli, dal momento che oggi ad usufruirne sono al 75 per cento donne extracomunitarie. «Il diritto alla vita - ha contestato il primo firmatario della mozione Stefano Carugo - non può e non deve dipendere dal colore della pelle». Una posizione condivisa dal Pd che con Fabio Pizzul ha dichiarato che «la vita che nasce non ha colore». Parole che non piacciono al segretario della Lega Matteo Salvini per cui «cinque anni sono pochi, vorremmo portare a 15 anni di residenza di residenza obbligatoria il criterio per accedere a tutti i contributi pubblici a cominciare da quello per la casa». Aggiungendo poi che «aiutiamo tutti, ma in un momento di crisi diciamo prima chi abita qui e chi paga le tasse da più tempo».

Ricordando però «i finanziamenti all'ospedale Buzzi che aiuta chiunque ne abbia bisogno e dove sono nati centinaia di bambini da madri in difficoltà». Ma per Carugo «innalzare il limite a cinque anni vorrebbe dire ridurre di oltre il 20 per cento le richieste, negare la vita di 500 bambini».

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