I venti di scissione tra sinistra e Pd soffiano sempre più forti da Roma a Milano. I vertici nazionali di Sel e Rifondazione, con l'ala civatiana, sono sempre meno inclini a proseguire il modello Milano, l'alleanza del 2011 che ha resistito in questi anni anche agli strappi a livello romano. Nonostante le resistenze dei coordinatori locali di Sel e sinistra radicale, che in larga parte hanno già espresso l'appoggio all'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino alle primarie (se mai ci saranno), i big non vogliono un candidato espressione del Pd, che si chiami Majorino o Fiano, e se la scissione andrà in porto non parteciperanno ovviamente alle primarie e si presenteranno alle urne nel 2016 con un proprio candidato. Tra i rumors, l'assessore al Lavoro Cristina Tajani o il presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo che però si chiama fuori: «Non sono disponibile. E la mia battaglia rimane mantenere qui la coalizione del 2011, qualsiasi cosa succeda a livello nazionale. Milano deve essere un'eccezione, non mi stancherò di ripeterlo ai vertici della sinistra radicale. Non dividiamoci dal Pd. E a mio giudizio personale, le candidature emerse finora sono tutte rispettabili, da Majorino a Fiano e ci metto anche il coordinatore del centrosinistra in Regione Umberto Ambrosoli». Proprio Majorino (che più di altri ne pagherebbe le spese in caso di primarie) si augura che lo schieramento nel 2016 non si spacchi: «Sarebbe un errore, peraltro la sinistra radicale è stata ben rappresentata in questi anni a Palazzo Marino». Sul nome dell'assessore e del deputato Pd, giudicati troppo deboli dal premier e dai colonnelli romani del partito, anche l'archistar Stefano Boeri, papabile candidato a sua volta, ha espresso riserve: «A Milano per vincere serve un non politico» ha detto in un'intervista al Giornale . E ieri il capogruppo di Sel Mirko Mazzali è intervenuto con una battuta su Facebook: «Ogni mattina nella savana una gazzella sa che dovrà scappare dai leoni- A Milano Majorino e Fiano sanno che qualcuno dirà che ci sono candidati migliori di loro. Oggi Boeri». Matteo Renzi arriva dunque domenica alla festa dell'Unità per il comizio finale (forse anticipato da un blitz ai Giardini Montanelli sabato) in un clima da big bang.
Sul fronte del centrodestra, il segretario della Lega Matteo Salvini torna invece a rilanciare la candidatura del giornalista Paolo Del Debbio. E farà da capolista del Carroccio a Milano, raccogliendo i voti dell'elettorato meno moderato. «Ho in mente una o due persone che hanno a cuore la loro città, la vedono come una capitale e non come una città grigia e insicura» ha detto due sere fa. Uno è Del Debbio, e convincerlo è il vero obiettivo del segretario.
Del secondo c'è solo un identikit: non un politico in carica ma un imprenditore già conosciuto. «Non sono egoista e non metto paletti», Salvini ha spiegato di non rivendicare il ruolo a un leghista, purché «non ci sia un riciclato».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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