Le rondini non tornano più: il «gps» per scoprire il perché

Le rondini non tornano più: il «gps» per scoprire il perché

Se è vero che una sola rondine non fa primavera, a Milano la bella stagione tarderà ad arrivare sempre di più. Ogni anno infatti in Lombardia tornano sempre meno rondini.
Non è solo una semplice impressione. Ma un accurato studio fatto dall’università Milano Bicocca in collaborazione con la Statale in tre diverse zone di Milano, il parco Adda sud, il Parco di Montevecchia e della Valle del Curtatone, il Parco piemontese del Ticino. Risultato: da un anno all’altro si perde per strada l’8,4 per cento degli uccelli. Migrano e non tornano. Perché? Dove vanno? Si fermano? Per scoprirlo i ricercatori hanno dotato le rondini di Gps. Quando quest’anno le prime faranno nuovamente capolino in città racconteranno qualcosa di più sul loro viaggio. In Europa infatti le rondini che non tornano indietro a primavera sono non più dell’1 per cento. Roberto Ambrosini, ricercatore di Milano-Bicocca al dipartimento di biotecnologie e bioscienze spiega che in particolare nel Parco Adda sud si è passati da 4000 coppie di rondini contate nel ’99 a 1800 nel 2011, con una flessione pari al 56,7 per cento in dodici anni. Tante, insomma. Più della metà di quelle che partono per cercare un po’ di tepore a sud all’inizio dell’autunno, non tornano in Lombardia con l’arrivo della bella stagione. Colpa del clima, spiegano gli esperti. Ma colpa anche della sempre maggiore difficoltà a trovare sottotetti accoglienti dove poter nidificare dopo il lungo viaggio di ritorno dall’Africa. A complicare la situazione ci sono gli insetticidi che limitano le riserve di cibo. Invece la rondine sarebbe lei stessa un formidabile insetticida naturale: in un giorno può arrivare a cibarsi anche di 170 grammi di mosche e zanzare, otto volte il suo peso.
Gli esperti sottolineano che non si può parlare di una vera estinzione, almeno per i prossimi 20 anni, però fanno anche notare che «preservare un ambiente favorevole alle rondini significa preservarne molte altre in pericolo tra cui le lucciole e le libellule». Ecco perché anche l’università e il Parco Adda si sono mossi sulle tracce delle rondini, cercando di acquisire maggiori informazioni su dove vanno a svernare e su quali siano le loro rotte. È in corso un progetto finanziato dalla Cariplo grazie al quale alcune rondini in partenza la scorsa estate sono state «equipaggiate» con un piccolo geolocalizzatore da mezzo grammo che al loro ritorno darà informazioni dettagliate sulle rotte migratorie seguite.
Non solo. «Le rondini - spiega Ambrosini - costruiscono nidi solo in edifici ben accessibili e meglio se risacaldati da allevamenti. Il declino delle cascine influisce negativamente sulla loro nidificazione ma è ancora maggiore laddove entro i 200 metri dalla cascina ci siano meno prati». E dunque possibilità di cibarsi. Ecco perché «non essendo possibile sostenere economicamente una politica che contrasti la dismissione degli allevamenti, si sta cercando di incentivare gli agricoltori a seminare i campi con culture foraggere e a mantenere i prati stabili». Il progetto è diventato un vero e proprio bando al quale le aziende agricole del Parco possono partecipare.

«Riteniamo - conclude Ambrosini - che prati estesi con grande presenza di insetti di cui le rondini sono ghiotte e locali accessibili per nodificare possano almeno limitare nei prossimi anni la loro diminuzione. E ne beneficeranno anche altre specie, tutte indispensabili per il mantenimento della biodiversità».

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