Da oggi, ad accogliere il visitatore del Museo Teatrale alla Scala ci saranno Isabella, Rosina, Angelina, Ninetta... graziose nei loro abiti di scena. Le troveremo sedute al piano, all'ingresso di una sala e con allure da passeggio. Personaggi in cerca d'autore? L'autore c'è ed è presentissimo: Gioachino Rossini, forgiatore di questi personaggi e protagonista della mostra allestita fino a settembre per i 150 anni dalla morte. Gioachino Rossini al Teatro alla Scala è firmata da Pierluigi Pizzi, regista e scenografo a un soffio dai 90 anni, buona parte dei quali trascorsi lavorando ad opere rossiniane. «Ringrazio Rossini, perché con lui mi sono divertito tanto», sospira.
Per illustrarlo, ricordarlo e celebrarlo Pizzi ha deciso di ripartire dalla Scala e dalla collezione di quadri, costumi, cimeli, ricollocati e restaurati. Grazie a Edison, è cambiato l'impianto d'illuminazione delle sale. L'atmosfera crepuscolare di prima, ora è luminosa, forse meno suggestiva ma ogni pezzo è più visibile. Ecco i dipinti che immortalano i grandi cantanti legati al musicista, da Isabella Colbran a Giuditta Pasta. Impera il ritratto del vispo Barbaja, l'impresario degli impresari, che partì come cameriere arrivando ad amministrare fior di teatri nell'epoca d'oro del melodramma. Sono esposte riproduzioni di allestimenti e una teca raccoglie i gioielli di scena, tra i quali la corona indossata da Giuditta Pasta in Semiramide. Quindi due manoscritti, quello di Tancredi e uno schizzo spiritoso con alcune battute. Sullo schizzo si legge: «Senza il permesso di Verdi», scrive (in francese) Rossini, uomo dalla battuta - ma anche depressione - pronta. Del resto amava ripetere di aver pianto tre volte, «quando mi fischiarono la prima opera, quando sentii suonare Paganini e quando mi cadde in acqua, durante una gita in barca, un tacchino farcito ai tartufi».
Nel Museo è stato creato un percorso attraverso gli allestimenti scaligeri delle opere di Rossini, dalle primissime sino alla Gazza ladra del 2017, per la regia di Gabriele Salvatores e Riccardo Chailly sul podio, che per l'anno rossiniano riportò in vita la Messa organizzata da Verdi per il collega. Sempre al secondo piano, ruota il modello in scala delle scene del Barbiere di Siviglia e la scenografia de L'italiana in Algeri con i costumi originali.
Tre i video.
Uno introduttivo per una biografia in pillole, un altro dedicato alla riscoperta di alcune opere. Il video di congedo s'intitola «Rossinimania» e ripercorre la fortuna che il musicista raccolse sul set, nelle pubblicità e perfino sui cartoni animati.
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