Ruba le stampelle a un mendicante

C'è una Milano che va oltre il degrado. Che ti fa vergognare. È la Milano delle tragedie che si consumano nella miseria più cruda, tra quelli che vedi per strada con la mano tesa ma che raramente guardi negli occhi.
È il caso di Giovanni, invisibile tra gli invisibili. Il nome è di fantasia e sappiamo poco di lui. Sappiamo però ciò che basta per sentire una morsa allo stomaco quando ci viene raccontata la sua storia. Lui, 40 anni mal portati, capelli già bianchi, è un mendicante «storico» di corso Buenos Aires. Grossa stazza, deforme, fa fatica ad appoggiare i piedi a terra, forse per una forma di poliomielite o qualcosa del genere.
Qualche sera fa, dopo una giornata a mendicare e a traballare sui marciapiedi in mezzo alla fiumana di gente del corso, Giovanni se ne torna come sempre in bus verso Rozzano, dove vive in una casa popolare assieme alla compagna. Da solo però non ce la fa a scendere i gradini dei mezzi pubblici. Ingenuamente chiede aiuto a un uomo, un extracomunitario, che scende alla stessa fermata. Gli passa le stampelle, gli arrangia un mezzo sorriso, come a dire: «Grazie». Ma non fa a tempo ad appoggiare un piede a terra che il «soccorritore» è già fuggito via. Con le sue stampelle.
Giovanni di colpo è perso, non è in grado di reggersi in piedi senza un appoggio. Si aggrappa disperato a un palo della luce. Lì attorno non c'è nessuno a cui chiedere aiuto. È in trappola. Solo, storpio. Con il cellulare chiama un'ambulanza ma non riceve soccorso: del resto non è né ferito né moribondo. Non sapendo che fare, compone il numero della polizia e quando finalmente vede i lampeggianti delle tre gazzelle pensa, infreddolito, abbracciato al suo palo: «Sono salvo». Ma così non è. Le auto non sono attrezzate per caricare un uomo di quelle dimensioni e con gli arti deformati. Gli agenti si organizzano, chiedono di far arrivare un'auto senza la gabbia, qindi più spaziosa. Alla fine, a notte fonda, Giovanni riesce a tornare a casa e gli sembra un miracolo. Il giorno dopo recupera in qualche modo un altro paio di stampelle. Non sono della sua misura ma almeno più corte di 20 centimetri. Forse sono appartenute a un bambino, ma vanno bene lo stesso, pur di stare in piedi. La giornata di elemosina è ancora più faticosa del solito. Equilibrista gobbo tra la gente, l'uomo cerca comunque di tirare sera e di racimolare quanto più possibile. Finche le sue nuove stampelline reggono.
Ieri però, per la prima volta dopo anni, il mendicante non si presenta «al lavoro». Il popolo dello shopping di corso Buenos Aires nemmeno se ne accorge, ma sui marciapiedi, nel flusso ininterrotto di gente, c'è un «fagotto» in meno da scansare. Gli unici a notare l'assenza di Giovanni, che solitamente bazzica attorno alle bancarelle di piazza Lima, sono Paolo, titolare di una gioielleria vicino alla fermata del metrò, e Achille, un residente della zona che ormai ha fatto amicizia con il mendicante-gentiluomo, pur non sapendo il suo vero nome.

«È sempre qui, puntualissimo. Questo è il primo sabato che non lo vedo. Non vorrei avesse avuto problemi con le stampelle nuove. Erano così basse che l'ho visto in difficoltà a stare in piedi». Prigioniero del suo handicap dopo il furto.

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