«Sì, ora c’è una questione morale Il vero scandalo? L’attacco a me»

«Sì, ora c’è una questione morale Il vero scandalo? L’attacco a me»

Presidente Roberto Formigoni, un’altra indagine ai piani alti della Regione. Non comincia a essere troppo?
«Se le accuse siano fondate, lo stabiliranno i magistrati. Quello che io noto è l’attacco politico a Regione Lombardia».
Diciamo allora che almeno i capi d’imputazione sono gravi.
«Le indagini parlano di reati gravissimi. Tanto più se a commetterli dovessero essere stati uomini politici. E soprattutto in un momento di crisi come questo».
Il presidente Davide Boni dovrebbe dimettersi?
«Boni mi ha detto di essere del tutto estraneo. E soprattutto di essere in grado di dimostrarlo. Spero possa farlo in fretta».
Se non dovesse essere così?
«Sono certo che in quel caso adotterà atteggiamenti coerenti».
Si chiedono anche le dimissioni di Formigoni.
«E questo è il vero scandalo».
I casi sono tanti.
«Intanto il più grave è quello di Filippo Penati. Che la sinistra, che poi è quella che chiede le mie dimissioni, aveva candidato contro di me. E se avesse vinto lui? La sinistra dica cosa avrebbe fatto».
Penati è uscito dal Pd.
«E ha creato il gruppo misto che ci costa 250mila euro all’anno».
Non ci si può difendere dicendo che tutti fanno così.
«La responsabilità è personale. Dei singoli consiglieri».
Un conto è la responsabilità giuridica, ma quella politica è in capo a lei.
«Penati era il braccio destro di Pierluigi Bersani, ma quando l’hanno indagato non ho sentito nessuno chiedere le dimissioni del segretario del Pd. E Vendola».
Vendola cosa?
«L’assessore alla Sanità Alberto Tedesco, arrestato, ha detto che Vendola sapeva tutto. Vendola ha ricevuto un avviso di garanzia? Nemmeno un francobollo».
Quindi lei non risponde.
«Non c’è un solo atto della giunta messo in discussione. Abbiamo messo in atto un sistema per scoraggiare il crimine che non ha eguali. Ma certo, di sistemi perfetti non ce ne sono».
Vuol dire che va tutto bene?
«Assolutamente no. Questi fatti non mi lasciano assolutamente indifferente, anzi mi causano grande amarezza e dolore».
C’è una questione morale?
«È un termine che non mi piace. Ma non mi sottraggo e dico che c’è una questione morale».
A vent’anni da Tangentopoli?
«Peró nessuno si sottragga. Perché c’è in Lombardia, ma anche in tutte le regioni. E non solo nella politica: c’è corruzione nella finanza, nell’imprenditoria, nelle forze armate, nella magistratura».
Non si può far finta di niente.
«Apriamo un dibattito. Ma tutti si mettano i gioco. E basta con gli attacchi strumentali di alcuni gruppi di potere. Ed editoriali».
Cominciamo dai partiti? Le classi dirigenti andrebbero scelte con più cura?
«Ricominciamo a spiegare che la politica è servizio per il bene comune e non un modo per arricchirsi».
Lo spettacolo è brutto.
«Angoscia il cattivo esempio».
C’è una rete del malaffare che coinvolge un po’ tutti? La Lega e il Pdl, ma anche il Pd?
«Io non ci credo affatto».
Sembra che tanta corruzione nasca da un’edificazione selvaggia di cui non c’è bisogno. La popolazione non cresce.
«La Lombardia è una regione che cresce ed è giusto che faccia lavorare le aziende costruttrici: tre autostrade, la Tav, dieci ospedali, la nuova sede della Regione, opere per 10 miliardi di euro».
Un torta pazzesca.
«Tanti soldi attirano la criminalità».
Si consuma tanto territorio.
«La legge urbanistica fa sì che il territorio sia rispettato».
La Lombardia è la Regione che costa meno. E forse anche la più efficiente. Senza corruzione sarebbe ancora meglio.
«La corruzione va eliminata perché dissipa denaro pubblico.

Ma se le altre regioni costano cento volte di più, lì quant’è la corruzione? E perché i magistrati non indagano anche lì tanto quanto fanno qui in Lombardia?».
Nella bufera si lavora male.
«In Regione il lavoro procede regolarmente. Oggi abbiamo presentato il Patto salva mutuo. Chi non ce la fa, può trasformarlo in affitto. Con sconti del 50 per cento».

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