di Alberto GiannoniIl confronto è il sale della democrazia. E un faccia a faccia fra i maggiori candidati alla carica di sindaco di Milano sembra oggi un tema all'ordine del giorno. Dalle dichiarazioni di lunedì, però, risulta che sia già stata mancata l'occasione di un confronto fra Giuseppe Sala e Stefano Parisi. «Sembrerebbe che il candidato del centrosinistra stia già da ora evitando ogni confronto, soprattutto quelli televisivi - ha detto l'ex ministro Ignazio La Russa, che probabilmente non sarà candidato ma che oggi promette di essere in prima fila, a Milano, nella campagna delle Comunali. «Cosa pensava? - ha chiesto La Russa, oggi deputato di Fdi - Di fare una campagna elettorale in solitaria? Oppure forse teme domande sui conti dell'Expo». Queste rivelazioni non sono state smentite. E se il candidato del centrosinistra avesse davvero preso la decisione di sottrarsi al faccia a faccia con l'amico-avversario, e se l'avesse fatto non in ragione di qualche impegno contingente o di un imprevisto ma come strategia elettorale, allora - così facendo - avrebbe penalizzato i cittadini milanesi prima ancora che Parisi. Quando la sinistra enfatizza l'investitura «democratica» ricevuta con le primarie (lo fa spesso il sindaco Giuliano Pisapia) omette un particolare di non poco conto: chi ha scelto Sala - che peraltro non ha raggiunto neanche il 50% delle preferenze - non è il popolo sovrano, ma solo una piccola parte, l'elettorato militante della sinistra, la base dei partiti che hanno sostenuto Pisapia nel 2011 e che oggi trovano nel commissario Expo il suo riconosciuto successore.
Sala si è proposto come «nuovo Pisapia» ma non rinuncia a presentarsi come l'uomo del fare, portatore di idee innovative e soluzioni amministrative efficaci. Se lo è davvero, le sottoponga allora al vaglio dell'elettorato dopo un contraddittorio politico con il suo avversario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.