Sala, Spritz indigesto: "Non riusciamo a gestire i capannelli"

Oggi un vertice tra il sindaco e il prefetto. Fontana: "Punire i clienti e non i gestori"

Sala, Spritz indigesto: "Non riusciamo a gestire i capannelli"

Sabato sera ci ha pensato il temporale a disperdere il popolo della movida e a riportarlo a casa, venerdì, invece, di assembramenti se ne sono visti parecchi. Attenzione non si parla solo di folle che si riversano sui Navigli o in corso Como, in Sempione o in Brera per bere un drink, ma anche di gruppi di ragazzi che si sono ritrovati in parchi e piazze con la «birretta» portata da casa per chiacchierare e rivedersi. Perché il tema della movida in questo caso, è quello degli assembramenti: davanti a un locale o meno poco conta.

Il sindaco ieri è tornato sul tema: «Mi sono sentito con i sindaci delle grandi città. Tutti concordiamo che con le forze dell'ordine disponibili non è possibile gestire gli assembramenti e che il richiamo al buonsenso funziona fino a un certo punto. Domani (oggi, ndr) farò nuovamente il punto con il prefetto per verificare la situazione, a valle del weekend». Ma il post su Facebook rischia di essere un boomerang per Sala: da un lato i cittadini preoccupati, quelli che in centinaia hanno fatto segnalazioni alle forze dell'ordine, chiedono più controlli o segnali forti, dall'altro il prefetto Renato Saccone ha detto più volte di non avere abbastanza uomini per controllare a tappeto la città. Per altri il rischio di ricorrere ad altre misure, che non siano solo i controlli - per il week end sono state messe in campo ogni giorno 14 pattuglie dei vigili dedicate, ma sono state date solo 7 multe, di cui 3 ai locali per aver occupato troppo suolo pubblico e 4 ai ragazzi per non aver rispettato l'obbligo di distanziamento sociale e di indossare la mascherina - danneggerebbe enormemente gli operatori che hanno riaperto da una settimana. Il rischio è che sindaco e prefetto arrivino a imporre il coprifuoco o addirittura a non far aprire i locali, scaricando sugli esercenti colpe e doveri che non spettano loro. Impossibile (e non di competenza dei gestori) vietare alle persone di fermarsi con la birra in mano per strada a chiacchierare, ridere e fumare una sigaretta, magari a due metri dal proprio locale.

«Noi abbiamo investito migliaia di euro per adeguarci alle nuove normative, ma farci riaprire per poi imporre un coprifuoco o una nuova chiusura è ancora peggio, a saperlo non avremmo riaperto - attacca Fabio Acamapora, vicepresidente di Epam - Era evidente che sarebbe andata così, ma mi chiedo perché il Comune non possa organizzare dei controlli a campione: noi siamo pronti eppure io in corso Sempione in tre giorni non ne visti. Io rispetto le regole, pago le tasse e quindi pretendo che il Comune mandi i vigili a controllare perché rischio sulla mia pelle di non poter lavorare. Troppo facile scaricare su di noi responsabilità che non abbiamo».

Il sindaco si è messo all'angolo da solo: tra il diritto e la voglia di uscire dei cittadini, i diritti e le necessità dei gestori dei locali e la politica che incalza. L'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato e lo stesso governatore della Regione Attilio Fontana lo invitano a usare il pugno di ferro. «Beppe Sala, Emilio Del Bono e tutti i sindaci della Lombardia non esitino a utilizzare gli strumenti che hanno a disposizione, partendo dagli agenti della Polizia locale per punire chi non rispetta le regole» incita De Corato.

«Ben vengano le misure restrittive dei sindaci ai quali ancora una volta chiedo rigore e fermezza - l'invito di Fontana - per punire non i gestori dei locali, già penalizzati dal lockdown, ma i clienti che dimostrano poco rispetto anche nei loro confronti».

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