Via Salomone addio. Chi può scappa: "È peggio dello Zen"

La fuga, iniziata anni fa, continua. E molte case libere finiscono al racket

Via Salomone addio. Chi può scappa: "È peggio dello Zen"

La grande fuga da via Salomone è iniziata qualche anno fa. Quando è stata chiara la piega che stava prendendo la Trecca, in molti hanno preferito abbandonare la zona o direttamente Milano e trasferirsi fuori dalle mura della metropoli. Più bassi i costi, più bassi i rischi di avere a che fare con gente come lo «zingaro» che, come lui stesso dice, fa paura a tutti. E non è poco per un quartiere in cui a volte sono stati malmenati anche i poliziotti in assetto da sgombero. Chi resta lo ha deciso più per necessità che per scelta, ma di questo passo gli inquilini rispettosi delle regole saranno sempre meno.

Altre trenta famiglie sono già con un piede sulla porta, per cercare di trasferirsi poco distante nello spazio, ma di molto per la qualità della vita. In via Merazzate sta sorgendo un nuovo quartiere, 50mila metri quadrati di edilizia convenzionata. Grazie al supporto di Comune e Regione, i contributi dei due enti hanno permesso di pretendere dal costruttore canoni fuori mercato, in via Merazzate potrebbe esserci il futuro per questi nuclei famigliari. Un quartierino, 25 edifici disposti a corte, che dovrebbe avere anche una scuola in grado di ospitare a regime 350 bambini.

«La nostra idea è di proporre un accordo per queste famiglie che hanno sempre pagato regolarmente e sono in ordine ha spiegato Oscar Strano, consigliere municipale che ha intrapreso una battaglia per le Case Bianche con il comitato Salomone rinasce sono in gran parte italiane, ma ci sono anche degli egiziani. Anche loro hanno chiesto di spostarsi perché in realtà nessuno crede alla bonifica sociale».

La ricerca di una vita migliore in questo caso punta a spostarsi di poche vie, ma in altri ha già portato più lontano: in tanti negli ultimi anni si sono spostati nei paesi vicini a Milano per trovare prezzi più abbordabili e una vita più serena. Le opzioni per chi vive alla Trecca non sono tante, perché si parla degli strati più poveri della popolazione. Quelli che spesso pagano solo l'affitto minimo di Aler che ammonta a 58 euro al mese.

Motivo per il quale a volte restare nei posti come via Salomone è l'unica scelta possibile: «Se non fosse per i miei figli io me ne andrei subito si sfoga Anna ma non posso permettermelo, quindi finché vanno a scuola devo restare qui».

Il problema è che questa dinamica dell'abbandono peggiora ulteriormente la situazione: mentre i primi inquilini regolari iniziavano ad abbandonare la Trecca, si aprivano spazi per il racket delle occupazioni abusive e per il clan dello «zingaro». Forse solo il risultato di un'azione poco coordinata delle Amministrazioni pubbliche che nel momento in cui già entravano in crisi le Case Bianche, abbatterono parte dell'adiacente campo rom di via Bonfadini favorendo la migrazione di ex galeotti e soggetti poco raccomandabili. Adesso la situazione appare compromessa e la tensione è alle stelle, la sensazione di essere in un posto «peggiore dello Zen che almeno ora è stato riqualificato» fa notare una signora della Trecca, dipinge un quadro abbastanza chiaro.

Lo Zen è un quartiere periferico di Palermo che ha avuto per anni una delle peggiori reputazioni in Italia, ultimamente sembra che l'Amministrazione ci abbia messo mano con buoni risultati, almeno a sentire i pareri di chi ha parenti che ci vivono: «Anzi quelli di lì precisano nel cortile delle Case Bianche - ci hanno preso in giro perché dopo

aver visto gli ultimi servizi giornalistici sembra che noi viviamo in un posto schifoso». Pochi anni fa sarebbe sembrato un paradosso, invece è dalla periferia di Milano che si cerca di scappare. Non da quella di Palermo.

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