Presidente Giovanni Toti, quale centro destra per l'Italia, come chiede il titolo del dibattito alle Stelline?
«Abbiamo cominciato a disegnarlo a Bologna domenica scorsa con tre leader sul palco e una piazza piena di persone per lo più della Lega. Ma girando in lungo e in largo, ho visto che prima di tutto erano persone di centrodestra che, al di là delle differenze tra i partiti, chiedevano di tornare a vincere e mandare a casa Renzi».
Gelmini, Tajani, Romani, Gasparri, Brunetta: le opinioni tra i big del partito sono diverse. E c'è chi si sente schiacchiato sulla Lega...
«Non ho paura di confrontarmi e chi pensa di proteggere propria identità isolandosi, abdica alla vocazione di governo che deve essere la stella popolare di Fi. Il centrodestra, in ultimo in Liguria, ha dimostrato di essere competitivo e vincente quando sta tutto insieme e con un chiaro programma di opposizione».
Domanda ormai estenuante: con o senza Ncd?
«È normale si cominci da Fi, Fdi e Lega, che uniti in un coordinamento parlamentare hanno una chiara e matura opposizione al governo, ma io credo che questo fronte debba allargarsi anche a parti di Ncd che hanno avviato una riflessione positiva, che possano imitare Quagliariello o quel che ha fatto la Di Girolamo, persone pronte a mettere in discussione l'appoggio acritico al governo e a rivolgersi alla loro collocazione naturale».
Salvini candidato sindaco è una provocazione per toglierlo di mezzo?
«Assolutamente no, non è una provocazione. Se troveremo un altro candidato che mette d'accordo l'intera coalizione io sarò felice di accoglierlo. Ritengo che Salvini, così come la Meloni a Roma, sarebbero candidati in grado di unire la coalizione».
Queste scelte servirebbero a unire gli elettori e a vincere?
«Certamante. E occupare le due principali città del Paese con due degli esponenti di vertice del centrodestra potrebbe essere un ottimo trampolino di lancio per tornare alla guida del Paese quanto prima».
Ma dire nei fatti che Fi non ha una buona soluzione al suo interno non significa dire che è in crisi di identità? Si parla di un imprenditore d'area di successo.
«Forza Italia ha varie opzioni da discutere per trovare il migliore candidato e tra questi non mancano gli imprenditori d'area».
Facciamo qualche nome?
«Neanche mezzo. È ovvio che se il candidato dovesse essere il segretario politico di uno dei partiti della coalizione, la sfida acquisterebbe un'altra valenza politica e un altro peso».
E con la Regione anch'essa a guida leghista?
«È saldamente in sella, non vedo alcun problema».
Lo spirito del listone 2018 vale anche per Milano?
«Per elezioni a sindaco basta un'alleanza tra partiti che abbia un programma coerente e efficace. La lista unica si proporrà come tema, se non cambierà l'Italicum, per il 2018».
A Milano, come ovunque in Italia e nel mondo, c'è sgomento per l'ebreo accoltellato. Crede che ci sia una connessione con l'estremizzazione del clima politico?
«Secondo me no. L'episodio è legato a un clima internazionale di grande tensione. Tutti vedono quel che accade in Israele in questi giorni.
Tutti devono fare sentire la vicinanza allo Stato d'Israele e alle comunità ebraiche. È un fatto gravissimo da condannare senza e se nza ma. Occorre anche la massima vigilanza perché le tensioni internazionali non si trasferiscano all'interno deli nostri confini».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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