Chiara Campo
Camicia bianca e cravatta blu invece della felpa, «moderatamente» ripetuto più volte durante il comizio e persino una citazione dal Vangelo. Matteo Salvini toglie ogni speranza a chi - nel campo avversario - sperava che dopo l'appoggio di Forza Italia ad Alfio Marchini a Roma, l'alleanza traballasse come effetto domino anche sul candidato del centrodestra a Milano. Il segretario della Lega ieri con Stefano Parisi sul palco del comizio della Lega in piazza San Carlo ha saldato il patto il patto. Uniti verso il 5 giugno perchè «ci giochiamo l'ultima speranza di riportare Milano ad essere un pò più normale, dobbiamo vincere». E ha invitato «tutti i leader del centrodestra» a partecipare il 29 maggio all'evento di chiusura della campagna nazionale davanti alla Stazione Centrale. E ha seguito fedelmente il manuale Parisi che dall'inizio della campagna ha chiesto al leader del Carroccio di non usare slogan alla «zingaropoli» come nel 2011. «Il futuro del centrodestra non può che essere moderato» continua a sostenere Parisi e lo ha ripetuto ieri prima di raggiungere Salvini con l'ex ministro Corrado Passera e all'ex sindaco Gabriele Albertini che guida con Manfredi Parisi la sua lista civica. Il segretario lumbard di fronte a circa 400 militanti sha citato il leader di Fi solo in chiave Milan («non parliamone o mi fate litigare con Berlusconi»), si è ricordato più volte - ironicamente - che «qui devo essere moderato». Attacca sui campi rom: «A quello di Muggiano abbiamo dato tante occasione, ma non se ne trova uno con la fedina penale pulita. Regolari e non, in futuro non devono esistere più campi. Si rispettano le regole o, molto moderatamente, ruspe». La seconda battaglia è «meno multe e più vigili in metrò». La Milano di Parisi «sarà aperta, accogliente e solidale, ma chi non porta rispetto a casa». Dopo Giuliano Pisapia «troveremo i cassetti del Comune vuoti, ha fatto solo registri inutili» riferimento a quello sulle unioni gay. Il primo impegno? «Meno tasse per i commercianti. E va tassata la prostituzione». Servirebbe una legge nazionale, ma «tanto tra un annetto Renzi va a casa e poi toccherà a noi» assicura Salvini. Sorvolando se in quel noi, dopo il terremoto romano, comprenda Fi. Premette che si era impegnato a non citare Beppe Sala - Parisi sul palco lo tiene d'occhio - ma «uno che si è dimenticato di denunciare una casa in Svizzera, in un altro Paese si sarebbe ritirato. E a 8 mesi dalla fine di Expo non ha ancora saputo dire quanti soldi sono stati spesi e a chi li ha dati senza appalto. Vada a fare il sindaco a Sankt Moritz». Scalda la piazza chiedendo «voto prima ai sedicenni che agli immigrati». Prima di presentare la lista deila Lega che guida, chiude «citando il catechismo, al di sopra di ogni sospetto: dice che accogliere lo straniero è un dovere, ma nei limiti de possibile.
Credo che a Milano li abbiamo ampiamente superati». Parisi ai militanti chiede di portare alle urne indecisi e delusi, «Sala è espressione da Palazzo Chigi, non potrà mai alzare la voce con Renzi per chiedere più fondi a Milano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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