San Carlo, Manzoni e la peste di Martini

Nella processione col Santo Chiodo mali fisici e spirituali della Milano '84

San Carlo, Manzoni e la peste di Martini

Violenza, solitudine e corruzione. Sono le tre «pesti» di Milano nelle parole pronunciate il 20 aprile 1984 dal cardinale Carlo Maria Martini, di cui oggi si ricordano i novant'anni dalla nascita. Il testo, che sarà letto all'auditorium San Fedele (il prossimo 18 febbraio alle 10) durante un reading animato da immagini e testimonianze tratte dall'Archivio digitale della Fondazione Martini, riprende le parole dell'allora arcivescovo durante una processione al seguito della croce di san Carlo con la reliquia del Santo Chiodo. «Nel 1577, durante la prima solenne processione celebrata per intercedere la cessazione del flagello della peste, San Carlo tenne un discorso dal pulpito: era la prima volta che osava parlare dal pulpito...» ricordava l'arcivescovo Martini, mentre definiva la guerra «flagello senza precedenti nella storia, da far impallidire le più atroci descrizioni della peste di san Carlo o della peste descritta dal Manzoni».

La peste del 1577 è attualizzata da Martini al 1984, con malattie fisiche e spirituali vive ancora oggi. «San Carlo udiva le grida di dolore degli appestati e noi abbiamo ascoltato altre grida di dolore» dice con una voce che sarà ancora possibile ascoltare sull'Archivio. Il primo dei grandi mali del tempo è «la violenza in tutte le sue forme». Si va «dalla violenza politica che ha prodotto le crudeli aberrazioni del terrorismo e ho ancora negli occhi il sangue degli innocenti uccisi nei luoghi di lavoro, nelle aule universitarie o a pochi passi dalle abitazioni , alla violenza criminale che o per rapina o per vendette tra cosche insanguina anche le nostre strade e le nostre case. Si va fino alla violenza inflitta alla vita nascente, che costituisce una delle dolenti e amare pestilenze del nostro tempo e che miete innumerevoli vittime senza voce e senza difesa».

La seconda peste è la solitudine. «Vi è la solitudine degli anziani, soli in casa (quanti nella nostra città!), o soli, uno vicino all'altro, nei ricoveri. Anziani non di rado infermi o con acciacchi che non permettono loro di provvedere a se stessi». Vi è la solitudine di «tanti ammalati che non si sentono convenientemente assistiti dalle strutture pubbliche, che debbono aspettare turni logoranti per ricevere le cure dovute». Vi è la solitudine degli handicappati, «in particolare quelli psichici, dei malati di mente e delle loro famiglie».

La terza peste è la corruzione, «che fa da schermo al sole anche nella nostra città». Tra le forme di corruzione, «il cancro della droga», «i padrini della pornografia» e «la corruzione bianca» di chi sperpera e spreca «beni che sono di tutti».

SCot

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica