Scabbia alla Stazione Centrale Maroni ai prefetti: «Ora basta»

Centinaia di arrivi: la stazione è un campo profughi L'assessore Mantovani denuncia nuovi casi di malattie

Ormai anche per la sinistra è difficile non parlare di emergenza. E voltare la testa davanti a una Stazione Centrale ormai diventata un campo profughi dove solo nelle ultime ore sono arrivati 350 eritrei e siriani. Definiti da chi li ha accolti e dai responsabili della Asl «denutriti e sfiniti». Anche malati, visto che dal primo giugno sono già 108 i casi di scabbia. E l'assessore alla Salute Mario Mantovani parla di sospetti casi di malaria, poi risultati falsi allarmi.

Abbastanza perché il governatore Roberto Maroni decidesse di inviare una seconda lettera ai prefetti dopo quella di qualche giorno fa con la quale li aveva diffidati dall'accollare ai sindaci lombardi altri immigrati. Pena la sospensione dei contributi regionali ai Comuni troppo accoglienti. Ora una nuova missiva dopo aver «appreso da notizie di stampa dell'imminente trasferimento in Lombardia di ulteriori cinquecento immigrati, su disposizione del ministero dell'Interno». Di qui la richiesta di Maroni ai prefetti lombardi di segnalare «le date di arrivo, il piano di assegnazione provincia per provincia e le strutture individuate sul territorio regionale per la sistemazione». Un testo il cui contenuto è stato anticipato da Maroni stesso ieri mattina durante la sua audizione davanti al Comitato parlamentare Schengen a Palazzo San Macuto. «Tutto ciò - prosegue la lettera - al fine di consentire alle Asl competenti di verificare tempestivamente la presenza delle condizioni minime igienico-sanitarie. In particolare se si farà ricorso a immobili dismessi». Perché anche ieri l'assessore comunale Pierfrancesco Majorino è tornato a chiedere al governo di sbloccare la disponibilità ad utilizzare ad esempio le caserme per trasformarle in centri di prima accoglienza.

Per ora nessuna dichiarazione ufficiale dalla prefettura di Milano che qualche giorno fa si era limitata a dirsi in attesa delle direttive e degli invii del governo. Con il prefetto Francesco Paolo Tronca che era stato pronto a sottolineare che i centri di accoglienza sono abbastanza pieni, ma che nella provincia di Milano «siamo sempre pronti a fare la nostra parte in termini di solidarietà». Con Maroni che anche ieri oltre al suo «no» ai nuovi invii in Lombardia, è tornato a ribadire la sua richiesta al governo per affrontare un esodo dall'Africa che ha ormai raggiunto dimensioni bibliche con la costruzione di campi profughi direttamente in Libia. «Il problema degli sbarchi lo si risolve in un solo modo - ha spiegato - Il premier Renzi deve andare all'Onu a New York per parlare con il segretario generale e fargli presente che c'è un'emergenza umanitaria senza precedenti in Libia, con 500mila persone pronte a partire». Nazioni unite che, dice Maroni, «fanno missioni di peace keeping senza chiedere l'autorizzazione ai governi e così devono fare in Libia, dove va fatta una missione di life keeping per salvare vite, allestendo campi profughi dove vedere chi ha diritto alla protezione internazionale per poi portarlo via in tutta sicurezza. Questo risolverebbe tutti i problemi».

Così come fu fatto dalla Tunisia nel 2011 per accogliere chi cercava di scappare dalla Libia. Altro passo necessario, secondo Maroni, «il blocco delle partenze: non bombardando i barconi, ma impedendo loro di partire con un blocco navale».

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