Scala ambasciatrice a Mosca Al Bolshoi già tutto esaurito

Simon Boccanegra e Requiem di Verdi le opere scelte Pereira: «Offriamo solidarietà culturale alla Russia»

Sabrina Cottone

Sono passati quarant'anni da quando la Scala andò per la prima volta in Russia. Erano i tempi della Guerra fredda, la piazza Rossa un'enorme spianata di deserto fascino, i magazzini Gum negozi semivuotivuoti dove i moscoviti facevano la fila per quel poco che c'era. Ha vinto la gara con la macchina del tempo solo il gelato, oggi come allora simbolo di quei Gum che adesso ospitano le firme più prestigiose del mondo, nella piazza che è diventata uno dei più grandi centri commerciali a cielo aperto del mondo.

È cambiato tutto eppure c'è molto di simile tra l'ambasciata di quegli anni e la tournée che la Scala si prepara a fare al Bolschoj il 10, 13 e 16 settembre con il Simon Boccanegra di Verdi diretto da Myung- Whun Chung. L'11 e il 14 settembre la Messa di Requiem di Verdi, diretta da Riccardo Chailly, il 15 settenbre ancora Chailly col concerto della Filarmonica che ha scelto Cherubini, Verdi e Rossini. Spiega Ernesto Schiavi, direttore artistico della Filarmonica: «Ci premeva presentare un programma italiano». Il Bolshoi restituirà la visita nel 2018.

Le sanzioni europee contro la Russia per il mancato rispetto degli accordi sull'Ucraina sono una nuova forma di guerra fredda, anche se il disgelo sembra ormai alle porte, con la recente visita di Matteo Renzi a San Pietroburgo. Forse per queste tensioni non sopite il Simon Boccanegra di oggi ricorda quello di quarant'anni fa. Come allora, l'arte e la musica riescono lì dove altre forme di dialogo sembrano difficili, impossibili.

In due soli giorni i biglietti per la tournée della Scala sono andati tutti esauriti. «Mosca aspetta la Scala» dice alla conferenza stampa il sovrintendente del Bolshoi, Vladimir Urin. C'è voglia di relazioni culturali, di uscire da un isolamento europeo che pesa. Si appassiona il sovrintendente del teatro milanese, Alexander Pereira: «Io credo che questa tournée arrivi in un momento importante, in cui la Scala vuole dimostrare la solidarietà culturale con la Russia. Questi due teatri che lavorano insieme hanno un significato rilevante. Cerchiamo di portare anche imprenditori italiani, perché più contatti possiamo fare, più la Scala può essere un ambasciatore in Russia e meglio è».

I rapporti tra il Bolshoi e la Scala sono caldi. La prima volta fu Claudio Abbado a dirigere titoli e repliche per trentatré giorni, mangiando in frac alle sei di sera tra una prova e l'altra. Poi nel 2000 la Filarmonica e il coro del Bolshoi con Riccardo Muti. Ancora Chung, adesso pronto a tornare, infine la tournée della Scala a San Pietroburgo, nella suggestione delle Notti Bianche.

Cambierà qualcosa

adesso che il nuovo presidente della Fondazione Scala è il sindaco Beppe Sala? «È troppo presto - risponde Pereira -.. Conosco Beppe sala dall'Expo, abbiamo lavorato insieme e sono contento di vederlo come nuovo presidente».

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