Il virus entra anche in Atm, dopo il caso in Comune e nella città metropolitana. Si tratta di un dipendente di Pavia che lavorava in amministrazione e che non era a contatto con il pubblico. I colleghi, con cui divideva l'ufficio di Precotto, una decina circa, sono stati mandati in isolamento. Sui mezzi però al personale viaggiante e ai controllori non sono stati distribuiti dispositivi di protezione individuale, «il protocollo non lo prevede» risponde l'azienda. «Sanifichiamo mezzi e depositi tutti i giorni».
Dopo il caso della dipendente della Città metropolitana degli uffici di viale Piceno risultata positiva due giorni fa, mentre era in isolamento, i sindacati attaccano l'ente sulla «rigidità nell'applicazione dello smart working ai lavoratori, al momento riservata solo ai dipendenti che hanno figli sotto i 14 anni. Proprio ieri il sindaco, (della città metropolitana) Beppe Sala ha invitato tutte le aziende a concedere il lavoro da remoto almeno come test. «Lo smart working viene consentito solo ad alcune categorie - attaccano Cgil, Cisl, Uil, Rsu e Csa - mentre tutti gli altri devono riprendere a spostarsi con i mezzi e ad affollare i luoghi pubblici. Nessuna risposta è stata data rispetto agli interventi di sanificazione richiesti nè l'eventuale adozione di dispositivi di protezione individuale per i dipendenti che sono più esposti e che sono in servizio».
Intanto è atteso per domani l'esito di 20 tamponi a cui si sono sottoposti altrettanti dipendenti del Teatro alla Scala, dopo la notizia del primo contagio - quello di un corista - la settimana scorsa. Due giorni fa un tenore, non dipendente scaligero, che stava lavorando alle prove di Salomè è risultato positivo. Non si ha invece conferma del ballerino dell'Accademia che sarebbe risultato positivo. Dal momento della chiusura del teatro, il 26 febbraio, era stato raccomandato a tutti gli operatori che avessero avuto contatti con il primo paziente di farsi visitare dall'infermeria per fare il test. Quel che è certo - a quanto si apprende - è che con una circolare interna la chiusura del Piermarini è stata prorogata all'11 marzo, giorno in cui scadrebbe anche l'isolamento raccomandato agli altri scaligeri dopo la notizia del primo contagio. Come le altre istituzioni culturali, anche in questo caso, si attendono comunque i decreti ministeriali per pensare alla gestione dei prossimi mesi. Si fa largo però l'ipotesi di una stagione alternativa al programma standard previsto per il 2020. Una sorta di «calendario d'emergenza» più nazional-popolare e più fruibile da un pubblico italiano, prevedendo il netto calo di quello straniero, che consenta di «fare cassa» aumentando gli introiti rivolgendosi ad un target più ampio.
Intanto il governo ieri ha confermato la chiusura delle scuole di tutti gli ordini e delle università per un'altra settimana.
MBr
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