La prima della Scala non si fa: né a porte aperte (ma questo era cosa assodata) né a porte chiuse (così si è sperato fino all'ultimo). Lucia di Lammermoor, l'opera di Donizetti - appunto - prevista per il 7 dicembre non s'ha da fare. È questa la decisione del Cda della Scala riunitosi ieri. Non si fa perché «non sussistono le condizioni per provare e realizzare una produzione aperta al pubblico e del livello e con le caratteristiche richieste per un'inaugurazione di stagione» comunicano dal teatro. Il Cda chiede al sovrintendere Dominique Meyer di trovare una soluzione alternativa. Il piano B potrebbe essere una serata di canto o di balletto o un gala con la combinazione di entrambi, per «raggiungere una platea la più ampia possibile». Che è la platea della Rai che già aveva comprato i diritti per mandare in onda la Prima del 7 e altri due spettacoli di dicembre, quello inaugurale della stagione di balletto e il concerto di Natale. Per onorare contratti già sottoscritti, si cercherà di coinvolgere i protagonisti di Lucia di Lammermoor, in testa Lisette Oropesa, impegnata nel ruolo del titolo, e Juan Diego Florez. Sul podio, doveva esserci Riccardo Chailly, direttore musicale del teatro.
Sarebbe stato l'ultimo Dpcm e restrizioni connesse a portare il Cda a questa decisione. Il decreto scade il 3 dicembre ma la curva dei contagi fa pensare a un allungamento del periodo di semi-lockdown tanto che già è stato cancellato il concerto di Daniel Barenboim previsto per il 5 dicembre oltre che la serata con Placido Domingo di fine novembre.
Per la verità, dal sovrintendente in giù, fino a ieri in teatro si contava di mettere in scena Lucia, anche se a porte chiuse. Meyer lunedì aveva mandato una lettera di incoraggiamento a tutte le maestranze facendo leva sulla passione che imbeve l'attività di chi opera, a diverso titolo, in un teatro.
I sindacati spingevano perché Lucia andasse in scena, anche perché alle ragioni dell'arte si saldano quelle dello stipendio tant'é che a questo punto è previsto un incontro per stabilire chi e come si andrà in cassa integrazione. «La Scala è una fabbrica di spettacoli, bisogna costruire le produzioni in stagione, l'attività si riduce ma non si annulla. E non dimentichiamo che per dicembre sono tre gli appuntamenti con la Rai e vanno preparati. Al momento, se entrasse in campo la cassa integrazione abbiamo a disposizione ancora 6 settimane non consumate. Ma dipende dall'incontro che avremo», spiega Paolo Puglisi della Slc-Cgil.
I musicisti sono basiti. «A questa notizia mi tremano le gambe. Sono scioccato», confessa Fabrizio Meloni, primo clarinetto. «Fino a questo momento davamo praticamente per certa l'inaugurazione. Addolora sapere che la Scala debba rinunciare a questa serata: sarebbe stato un segnale importante per il Paese. Mi fa soffrire pensare a questa assenza proprio nel momento in cui tutti ne avremmo avuto più di bisogno.
È vero, abbiamo avuto problemi di Covid in orchestra e coro, ma proprio fra ieri e oggi siamo tornati a fare tamponi e risultavamo negativi, abbiamo osservato protocolli severissimi, e sappiamo che il contagio è venuto dall'esterno. La lettera di Meyer ci aveva rasserenato dal momento che spiegava che era determinato ad andare in scena. Prima viene la salute, ma saremmo stati onorati di dare un tocco di speranza con la musica».
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