La Scala va in Duomo: concerti di musica sacra tra chiese e cattedrali

I brani classici portati nelle basiliche lombarde Iniziativa replicata anche negli altri capoluoghi

Il sovrintendente della Scala Alexander Pereira lo chiarì subito, a inizio mandato. Voleva i complessi scaligeri in prima linea anche nel repertorio sacro. Altra strategia di Pereira, quella di far dialogare la Scala con la città. Due linee operative (sacro e apertura alla città) che si saldano in un ciclo di concerti nelle cattedrali lombarde. Si parte dal cuore, cioè dal Duomo di Milano dove coro e orchestra della Scala, mercoledì alle 20.30, offrono un concerto a ingresso libero diretto da Bruno Casoni. Il programma include Ave Maria e Laudi alla Vergine Maria dai Quattro pezzi sacri di Verdi e l' Ave Maria in fa magg., il Locus iste in do magg. e la Messa n. 2 di Anton Bruckner.

Il format viene replicato l'indomani nella chiesa di San Giuseppe a Brescia e nel Duomo di Pavia. Questo pare essere un test. Pereira preannuncia futuri concerti anche nelle chiese di Cremona, Como e Mantova. E vorrebbe spingersi anche oltre. «Quando ero sovrintendente a Salisburgo - ha spiegato - avevo organizzato un festival di musica sacra che proponeva non soltanto musica della tradizione cristiana, ma anche espressioni provenienti da altre realtà. Abbiamo avuto concerti di musica tradizionale islamica, induista, buddista e shintoista, oltre che ebraica. Chissà, anche qui potrebbe nascere un piccolo festival di questo genere».

Ieri, alla Scala, al lancio dell'iniziativa era presente anche il presidente della Veneranda Fabbrica, monsignor Gian Antonio Borgonovo che ha definito la Scala e il Duomo, «due grandi amici che si rincontrano dopo tanto tempo. Non amici qualunque, perché hanno l'orgoglio e il dovere di esprimere l'epos di Milano. Sono come due parti di una conchiglia che solo insieme mostrano tutto il loro epos». Il Duomo «vanta una tradizione musicale unica che risale al '400 e può contare su un archivio ricco di opere create dagli artisti chiamati a diventare maestri di cappella, che dovevano portare con sé la loro esperienza». Una volta diventati maestri di cappella, «dovevano lasciare le loro musiche. Vorremmo che questa fosse un'occasione per far conoscere e rinascere questa tradizione».

Anche un compositore come Verdi, cresciuto a pane e opera lirica, ha destinato al sacro partiture di rilievo: in testa il Requiem , portato l'ultima volta alla Scala quest'autunno da Riccardo Chailly e destinato a diventare un appuntamento fisso di ogni stagione. «Molti compositori hanno scelto di dedicare alla musica sacra i loro pezzi più importanti che venivano sempre presentati nelle chiese» ha spiegato Pereira, che aggiunge una nota pragmatica, «la situazione è diventata sempre più difficile perché le chiese, in molti casi non hanno soldi, e di conseguenza molte opere non sono più eseguite o lo sono troppo poco». Un teatro come la Scala «ha un'infrastruttura con coro e orchestra in grado di mettere a disposizione tutte le sue possibilità alla musica sacra». E quindi si parte mettendo a confronto un autore profondamente nelle corde della Scala, Verdi appunto, come Brucker, affrontato proprio in questi giorni e pure stasera dalla Filarmonica della Scala diretta da Franz Welser-Möst.

Sempre in tema di sacro.

Mentre la grande istituzione si lancia in questa nuova operazione, La Cappella Musicale prosegue con il ciclo Vespri d'organo e un concerto - domenica alle 17 - alla chiesa di S. Maria Annunciata in Chiesa Rossa con l'organista Maurizio Salerno.

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