Scintille in aula mentre parla uno scienziato da «Nobel»

Alberto Giannoni

Nuove scintille in Regione. Stavolta l'incidente scoppia durante l'intervento in Consiglio di un ospite davvero illustre, uno scienziato da nobel, Giacomo Rizzolatti. Professore al San Raffaele di Milano, curriculum sterminato costellato da un'infinità di riconoscimenti, Rizzolatti è il primo vincitore del premio «Lombardia è ricerca» (un milione di euro destinati ai suoi studi, cerimonia l'8 novembre alla Scala). «La sua presenza - ha detto l'assessore Luca Del Gobbo - ha evidenziato come la Lombardia sia un punto di riferimento in Italia e non solo. Il lavoro fatto per potenziare la ricerca, la nuova legge, il premio e i 106 milioni per università, centri di ricerca e imprese dicono quando stiamo investendo in questo settore».

Il neuroscienziato, ospite della Regione che a 80 anni lo ha premiato e omaggiato, ha assistito tuttavia a una schermaglia istituzionale degna di nota. In una fase concitata di interventi, repliche e richiami regolamentari, il «5 Stelle» Stefano Buffagni, lasciando di stucco il Consiglio, è uscito dall'aula per protesta. Niente a che vedere con le tesi «grilline» sulla scienza o magari sui vaccini però. Il «portavoce» dei grillini e possibile candidato governatore, si è arrabbiato col presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo per questioni di metodo, per la gestione della seduta. E in serata, ancora arrabbiato, ha spiegato: «No, io non manco di rispetto a uno scienziato che conduce una ricerca utile per i cittadini. Ma il presidente usa l'aula come se fosse il salotto di casa sua».

Il litigio istituzionale verteva sulla sospensione della seduta: «Quando Maroni parlava la seduta era in corso - ha spiegato Buffagni - un esterno non poteva essere in aula e invece stava al posto di Maroni. La seduta è stata sospesa dopo». La protesta non è stata neanche l'unico motivo di dissidio ieri.

Il capogruppo dei 5 Stelle, Andrea Fiasconaro, ha dichiarato che il Consiglio di martedì è stato rinviato per la concomitanza con Direzione nazionale di Alternativa Popolare. La tensione è alle stelle, insomma, ma qualcuno allarga le braccia. «Vogliono solo farsi un po' di pubblicità».

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